sabato 29 marzo 2008
A te, Australia.
SOLTANTO NON SAREBBE
La vita
sarebbe
forse più semplice
se io
non ti avessi mai incontrata
Meno sconforto
ogni volta
che dobbiamo separarci
meno paura
della prossima separazione
e di quella che ancora verrà
E anche meno
di quella nostalgia impotente
che quando non ci sei
pretende l'impossibile
e subito
fa un istante
e che poi
giacché non è possibile
si sgomenta
e respira a fatica
La vita
sarebbe forse
più semplice
se io
non ti avessi incontrata
Soltanto non sarebbe
la mia vita
(Erich Fried)
domenica 10 febbraio 2008
Piccolo vocabolarietto tascabile australiano
Secondo me se andassi in libreria e cercassi un vocabolario di "Australiano-Inglese/Inglese-Australiano" o un trattato di grammatica o di linguistica sulla lingua australiana lo troverei in formato tascabile, piccolo piccolo. O quanto meno la metà di qualsiasi altro vocabolario. Questo per un semplice motivo: gli australiani accorciano le parole. Non solo sono "lazy" e rilassati nella vita di tutti i giorni, lo sono anche nel linguaggio. Non gli va proprio di sforzarzi neanche a parlare! E allora ecco che ti coniano termini nuovi, altri che assomigliano per lo più a mugugni, altri semplicemente che dimezzano le parole inglesi. Molti sono divertenti, spesso azzeccati per le situazioni, alcuni suonano buffi, informali, easy, insomma, tutti insieme formano la vera lingua parlata australiana, che spesso assomiglia più ad uno "slang" che ad una lingua vera e propria. Durante tutto questo periodo mi sono imbattuto in centinaia di queste locuzioni, molte delle quali da un orecchio mi sono entrate e dall'altro uscite. Alcune però mi sono rimaste impresse, per un motivo o per un altro, e allora mi andava di elencarle e di parlarne. Per esempio, cominciamo seguendo il corso normale di una giornata:
G'day = Si legge Gh'day, ed è l'abbreviazione di "Good day", ovvero "Buongiorno". E' il tipico saluto australiano, un po' come la nostra "Bella!" a Roma.
Hows goin' = Che sta per "How is it going?", equivalente al nostro "Come stai? / Come va?". Da notare che questa frase viene sempre posta come domanda retorica: ovvero quando ti dicono "Hey, hows goin?" , comunque tu stia, non gliene frega niente a nessuno della tua risposta, loro sono già a parlare con un'altra persona. Accade spesso anche in Italia, quando chiedi "Come stai?", è quasi una formula recitata a memoria per salutare qualcuno, e non sempre si presta attenzione alla risposta. Qui io quando rispondevo "Bene, grazie!" mi guardavano storto! Come per dire "Ma perchè mi rispondi? Non mi devi rispondere, ti sto solo chiedendo come stai!" Va be'...
Brekkie = Questa parola è molto usata e la si trova scritta su ogni lavagna di Bar e Ristoranti, a volte anche nelle offerte pubblicitarie alla Tv. E' la forma contratta, con finale vezzoso, per dire in realtà: Breakfast. "You wanna go for brekkie?". Ho anche pensato che se chiedevo "Brekkie" al bar mi davano la porzione ridotta del pasto. Fortunatamente no. Che si chieda "Brekkie" o "Breakfast" la colazione australiana è sempre deliziosamente enorme.
Ute = Questa me l'hanno detta quando ero una volta ad una riunione per ricevere un brief. Ute sta per Utility Vehicle, ovvero la macchina utilitaria di uso comune. Rimasi perplesso all'inizio, poi dissi "Well, ookie dookie mate!".
Ookie Dookie, Mate! = Allora, "Mate" è "il termine" per definire una persona, conoscente, amico o sconosciuto, a cui stai parlando. Qui non sono soliti chiamarti per il tuo nome proprio quando si conversa, ma usano sempre questo generico "Mate", che significa "Amico", ma più precisamente "Compagno". Per esempio, "G'day Mate, hows goin?" E' la tipica forma di saluto. Alle volte, dipende dalle circostanze e dal grado di conoscenza tra le due persone, al posto di Mate vengono utilizzati altri termini, come ad esempio: "Man", "Dude", "Buddy", "Bloke", "Bro" (che sta per "Brother", ma questa formula è usata soprattuto in New Zealand, non molto in Australia). Diciamo che usare "Man, Mate, Dude, Buddy, etc" è un po' come dire "Tizio , Caio e Sempronio", o per essere ancora più generici: "Fra' cazzo da Velletri".
Ookie Dookie è un non-sense il cui sense è: "Va bene, intesi, tutt'apposto". Questa è almeno l'intepretazione che gli ho dato io. Robin se stai leggendo commentami e spiegami cosa minchia significa sto "Ookie dookie". Credo che Ookie derivi da "OK", e se fosse così sarebbe l'unica parola che gli australiani allungano invece di accorciare. Dookie credo sia messo lì per fare la rima eufonica. Se non mi ricordo male qualcuno mi ha anche detto che questa è una formula per definire qualcosa che è veramente australiano. Una sorta di Trade Mark, un bollino che riconosce la genuina australianità di un concetto, termine, persona o cosa.
True Blue = Questo termine è una variante di Ookie Dookie per definire la vera natura australiana di qualcosa. Il "Vero Blu" non ha sfumature, variazioni, incertezze, varieganti, è semplicemente Vero Blu, come il Vero Australiano.
Comfy = Sto termine ogni volta mi fa ridere. E' geniale, e comodo soprattutto. Ci vuole un attimo a dirlo ed esprime subito la sensazione che provi: comodità. E' difatti la contrazione della parola: "Comfortable". Questo divano è comfy. Suona troppo naif, è troppo carina come parola, secondo me dovrebbero usarla i Puffi. "Ehi, puffetta! Il tuo fungo è veramente comfy!" - "Io oooooodio i funghi comfy!" - risponde quattrocchi.
Siggy = Siggy sta per Cigarette. "Have you got a spare siggy man?" significa "Che t'avanza na ciospa fratè?".
STRAYA = Se utilizzassimo questa forma di contrazione anche noi italiani, chiameremmo il nostro Paese "Taya". E' strano, ma non troppo, gli australiani accorciano anche il nome del proprio Paese quando parlano slang: "Straya" infatti sta per "Australia".
Altre forme di accorciamento sono "Aussie" o addirittura più breve "Ozy". Questi ultimi due vengono utilizzati in particolar modo quando ci si riferisce alla cultura e allo stile di vita australiani, o forse dovrei dire Ozyiani.
Queste sono le parole che fin qui mi son ricordato. Me ne venissero in mente o dovessi impararne altre, il piccolo vocabolario australotascabile si amplierà. Naturalmente, se qualcuno volesse intervenire e dare il suo contributo, well...you're welcome, mate!
See you later alligator, in a while crocodile.
G'day = Si legge Gh'day, ed è l'abbreviazione di "Good day", ovvero "Buongiorno". E' il tipico saluto australiano, un po' come la nostra "Bella!" a Roma.
Hows goin' = Che sta per "How is it going?", equivalente al nostro "Come stai? / Come va?". Da notare che questa frase viene sempre posta come domanda retorica: ovvero quando ti dicono "Hey, hows goin?" , comunque tu stia, non gliene frega niente a nessuno della tua risposta, loro sono già a parlare con un'altra persona. Accade spesso anche in Italia, quando chiedi "Come stai?", è quasi una formula recitata a memoria per salutare qualcuno, e non sempre si presta attenzione alla risposta. Qui io quando rispondevo "Bene, grazie!" mi guardavano storto! Come per dire "Ma perchè mi rispondi? Non mi devi rispondere, ti sto solo chiedendo come stai!" Va be'...
Brekkie = Questa parola è molto usata e la si trova scritta su ogni lavagna di Bar e Ristoranti, a volte anche nelle offerte pubblicitarie alla Tv. E' la forma contratta, con finale vezzoso, per dire in realtà: Breakfast. "You wanna go for brekkie?". Ho anche pensato che se chiedevo "Brekkie" al bar mi davano la porzione ridotta del pasto. Fortunatamente no. Che si chieda "Brekkie" o "Breakfast" la colazione australiana è sempre deliziosamente enorme.
Ute = Questa me l'hanno detta quando ero una volta ad una riunione per ricevere un brief. Ute sta per Utility Vehicle, ovvero la macchina utilitaria di uso comune. Rimasi perplesso all'inizio, poi dissi "Well, ookie dookie mate!".
Ookie Dookie, Mate! = Allora, "Mate" è "il termine" per definire una persona, conoscente, amico o sconosciuto, a cui stai parlando. Qui non sono soliti chiamarti per il tuo nome proprio quando si conversa, ma usano sempre questo generico "Mate", che significa "Amico", ma più precisamente "Compagno". Per esempio, "G'day Mate, hows goin?" E' la tipica forma di saluto. Alle volte, dipende dalle circostanze e dal grado di conoscenza tra le due persone, al posto di Mate vengono utilizzati altri termini, come ad esempio: "Man", "Dude", "Buddy", "Bloke", "Bro" (che sta per "Brother", ma questa formula è usata soprattuto in New Zealand, non molto in Australia). Diciamo che usare "Man, Mate, Dude, Buddy, etc" è un po' come dire "Tizio , Caio e Sempronio", o per essere ancora più generici: "Fra' cazzo da Velletri".
Ookie Dookie è un non-sense il cui sense è: "Va bene, intesi, tutt'apposto". Questa è almeno l'intepretazione che gli ho dato io. Robin se stai leggendo commentami e spiegami cosa minchia significa sto "Ookie dookie". Credo che Ookie derivi da "OK", e se fosse così sarebbe l'unica parola che gli australiani allungano invece di accorciare. Dookie credo sia messo lì per fare la rima eufonica. Se non mi ricordo male qualcuno mi ha anche detto che questa è una formula per definire qualcosa che è veramente australiano. Una sorta di Trade Mark, un bollino che riconosce la genuina australianità di un concetto, termine, persona o cosa.
True Blue = Questo termine è una variante di Ookie Dookie per definire la vera natura australiana di qualcosa. Il "Vero Blu" non ha sfumature, variazioni, incertezze, varieganti, è semplicemente Vero Blu, come il Vero Australiano.
Comfy = Sto termine ogni volta mi fa ridere. E' geniale, e comodo soprattutto. Ci vuole un attimo a dirlo ed esprime subito la sensazione che provi: comodità. E' difatti la contrazione della parola: "Comfortable". Questo divano è comfy. Suona troppo naif, è troppo carina come parola, secondo me dovrebbero usarla i Puffi. "Ehi, puffetta! Il tuo fungo è veramente comfy!" - "Io oooooodio i funghi comfy!" - risponde quattrocchi.
Siggy = Siggy sta per Cigarette. "Have you got a spare siggy man?" significa "Che t'avanza na ciospa fratè?".
STRAYA = Se utilizzassimo questa forma di contrazione anche noi italiani, chiameremmo il nostro Paese "Taya". E' strano, ma non troppo, gli australiani accorciano anche il nome del proprio Paese quando parlano slang: "Straya" infatti sta per "Australia".
Altre forme di accorciamento sono "Aussie" o addirittura più breve "Ozy". Questi ultimi due vengono utilizzati in particolar modo quando ci si riferisce alla cultura e allo stile di vita australiani, o forse dovrei dire Ozyiani.
Queste sono le parole che fin qui mi son ricordato. Me ne venissero in mente o dovessi impararne altre, il piccolo vocabolario australotascabile si amplierà. Naturalmente, se qualcuno volesse intervenire e dare il suo contributo, well...you're welcome, mate!
See you later alligator, in a while crocodile.
mercoledì 6 febbraio 2008
You shook me all night long
Ed e' sulle note di "You shook me all night long" degli AC/DC che torno a parlare di me, del mio lavoro, della vita che ho fatto in questo mese in cui ho scritto poco. Perche'? Perche' e' stato un nuovo periodo di cambiamenti, e per assestarmi un attimo ed assorbirli tutti ho avuto bisogno di nuovo della forza che mi aveva spinto all'inizio. Il bello e' che l'ho ritrovata, come quando scopri e scegli un posto segreto dove metti le cose piu' intime, il tuo scrigno protetto. E sai solo tu dove andarlo a ritrovare poi, per aprirlo di nuovo e riprendere quella meraviglia che avevi nascosto. Eccola, la meraviglia. La forza che tutto questo anno mi ha dato. Il coraggio e "le palle" che ho avuto a partire non sono niente a confronto della forza che mi sento ora dentro. E all'idea di tornare in Italia, che per me ormai e' "l'estero", di coraggio e di palle ce ne vogliono davvero tante, vista la situazione. L'idea del ritorno mi da' pensiero, ogni giorno e' allo stesso tempo un giorno in piu' e uno in meno qui. Ogni giorno e' portare avanti tutto e nello stesso momento avviarsi ad una conclusione. Non e' semplice scegliere quale lato dei due osservare. Ma l'ho fatto, e allora "I'm making the most of every moment". Guardo all'Australia, all'Italia ci pensero' poi, quando tornero'. A se guardo all'Australia, l'unica cosa certa ora e' quel biglietto a Marzo per tornare a casa. Ma e' ancora lontano, per me. Sto vivendo giorno per giorno, ogni singolo attimo. Con una voglia di dare, di amare, di vivere, di costruire, di vincere ancora e ancora che mi esplode dentro. Sono fatto cosi', irrazionale, intuitivo, istintivo, emozionale, sentimentale, passionale, me piace vive a core aperto. Mi sto prendendo tutti i rischi possibili, ma mi sento vivo. VIVERE e' il verbo di quest'anno. E VIVERE e' il verbo per il 200sis8 e tutti quelli a venire. Perche' se c'e' anche una sola possibilita' che offre il cuore, contro le 99 della ragione, io me la gioco e punto tutto su quella. Perche' ho capito che il cuore ti fa vivere, la ragione sopravvivere. E c'e' una bella differenza. E allora "You shook me all night long"!
Dove avevo nascosto lo scrigno che proteggeva la mia forza?
Nel terreno piu' fertile e generoso che possa esistere sulla terra: l'umilta'.
Questo e' il seme di ogni successo e di ogni vittoria. L'ho ripiantato, e ho vinto ancora. Pure ai tempi supplementari. Pure ai rigori. L'ho spaccata quella porta. Ma stavolta e' stato piu' difficile. Perche' quando hai vinto rischi di essere presto sazio. Perche' dopo le stelle, sono dovuto ripartire di nuovo da zero. Senza neanche avere il tempo di rivedermi la partita che avevo fatto.
Finito in TBWA per una cazzo di regola sul visto che non permette di lavorare piu' di tot mesi con lo stesso datore di lavoro, ho dovuto a malincuore lasciare l'agenzia (eletta "Austral-Asia Best Ad Agency of the year 2007". E io ne ho fatto la mia parte.) Mi ha onorato essere stato salutato con un premio: non potendomi tenere mi hanno proposto al network internazionale di TBWA. Poco tempo fa mi ha chiamato la TBWA Singapore, cercavano un Mid-Weight Copywriter. Ero in short list. Non so ancora se e chi abbiano scelto, ma la soddisfazione di essere stato chiamato a competere toglie le parole anche ad un Copywriter.
Questa notizia arrivava mentre mi ero di nuovo in discussione, stavolta non per scelta mia. Senza il mio lavoro, con pochi Australodollari ormai rimasti, mi sono rimesso a cercare qualsiasi cosa per campare. Ho riprovato quasi le stesse emozioni di quando sono arrivato. Ho rifatto il cameriere per un po'. Mentre, nonostante tutto, continuavo a lottare per entrare di nuovo in una agenzia. Due i problemi che adesso mi scoraggiavano: 1) Il periodo, estremamente moscio, nessuno stava cercando a Gennaio (equivale ad Agosto da noi); 2) La scadenza del mio visto, Marzo. Con due mesi scarsi a disposizione - mi dicevo - chi cazzo me la da' un'altra possibilita'. Io sono pazzo.
E meno male. Perche' quando ce la fai ancora, capisci che il pazzo e' chi molla anche quando tutto sembra impossibile.
Niente e' impossibile, me lo sono provato da solo.
Avevo ormai accettato, devo ammettere con piacere, un lavoro da commesso in un negozio di selezionatissimi prodotti europei. Prelibatezze e delicatezze: formaggi, paste, olii, vini, caffe', sottolii, salse, provenienti da ogni paese del vecchio continente. Il negozio si chiama "Simon Johnson".
Mi ci vedevo proprio, col grembiule raffinato, a consigliare e intrattenere le clienti. Con un lavoro cosi', anche se non fosse arrivato piu' niente dalla pubblicita', sarei stato felice lo stesso.
E invece, un Venerdi', tre settimane fa (ehi, ora che ci penso era un venerdi' anche quando mi prese la TBWA), mi chiamano in fila tre agenzie: due grossi network internazionali e un'agenzia indipendente di Sydney. Allora ho capito che la prelibatezza europea in questo momento forse ero io.
Uno dei network era lo stesso della mia ex agenzia di Roma. Mi chiama la Y&R Sydney. Penso agli scherzi del destino. Ero tentato, poi ho detto di no. Con una certa soddisfazione. Un po' perche' avevo gia' felicemente scelto. Un po' perche' in "Ipsilon e Erre" avevo gia' dato. Un po' perche' dire di no a chi ti ricerca, quando prima ti consigliava di lasciar perdere questo mestiere, non ha prezzo. Ci sono cose che non si possono comprare, una di queste e' la dignita'.
La mia scelta, di cui dopo tre settimane di lavoro sono sempre piu' contento, mi assegna un brief. E' una gara. Devo pensare una campagna integrata per il Governo Australiano, reparto educazione. E' una campagna per insegnarli le parolacce in Italiano. No, scherzo. E una campagna per promuovere la cultura e la lettura dei libri in Australia. E allora il sisotto basta strofinarlo ed eccolo che ti esce dalla lampada con 3 ideuzze. Una sopra tutte. L'agenzia ci crede. Io da morire. La porto avanti, col mio art. E' un'idea che viene definita "media neutral". Un concetto forte di base, una "core, big idea", cosi' semplice e forte che puo' essere sviluppata su tutti i mezzi che vengono in mente. Creiamo di tutto. Tv, stampa, radio, outdoor, ambient e guerrilla, website, materiali punto vendita, piu' nuovi media inventati per l'occasione. Non manca niente. E tutto e' coerente con un solo cazzo di messaggio. Ma non e' finita. Visto che e' una mia idea, l'agenzia vuole che me la vada a presentare io. Arcipuffolina, qui me so un po' emozionato.
La sera mi preparo il discorso, poi mi bevo un Lucano, perche' non voglio niente di piu' dalla vita. La mattina dopo vado a presentare. Io, 3 Account e il nostro Business Manager. Il mio Art non e' potuto venire perche' sta in Giappone adesso.
Slide dopo slide ecco il concetto, la strategia e poi via tutto il resto. Io presento la creativita'. Penso di aver fatto qualche errore nella scelta delle parole mentre parlavo, ma alla fine e' andata bene. Ero molto emozionato, ma convinto. Volevo fargli capire il lato umano dell'idea. La possibilita' di far interagire la campagna e le persone, di coinvolgerle, di renderle parte del prodotto e del brand. Fargli fare l'esperienza insomma, attraverso una partecipazione attiva. Perche' per me la pubblicita' non e' interruzione o intrattenimento, e' interazione. E volevo davvero portare gli Australiani a coltivare il piacere della lettura.
Beh, una bella lettura ce l'ho avuta io stamattina sulla mio Mac in ufficio:
"Congratulations bro, we won the pitch. We rock!".
Che altalena di emozioni e' stato quest'anno.
Su nel cielo aperto, e poi giu' il deserto, e poi ancora in alto, con un grande salto.
E li, in alto, seduti su quella nuvola bianca che guardo sempre con un sorriso quando alzo gli occhi al cielo, ci sono Nonna e Ale. Io cammino, voi con le gambe a penzoloni, quante volte ci siamo dati la mano. E quella mano, Nonna, quella mano che mi tieni sulla testa, mi da' sempre la direzione e mi aiuta sempre a rialzarmi.
La sento la tua mano, lenta, morbida, dolce, potente, forte.
Dalla mia adesso ti soffio un bacio, che ti arrivi su quella nuvola, solo per dirti: Grazie.
E io continuo ad andare,
continuo ad andare.
Mentre "You......You......You shook me all night long"!
Dove avevo nascosto lo scrigno che proteggeva la mia forza?
Nel terreno piu' fertile e generoso che possa esistere sulla terra: l'umilta'.
Questo e' il seme di ogni successo e di ogni vittoria. L'ho ripiantato, e ho vinto ancora. Pure ai tempi supplementari. Pure ai rigori. L'ho spaccata quella porta. Ma stavolta e' stato piu' difficile. Perche' quando hai vinto rischi di essere presto sazio. Perche' dopo le stelle, sono dovuto ripartire di nuovo da zero. Senza neanche avere il tempo di rivedermi la partita che avevo fatto.
Finito in TBWA per una cazzo di regola sul visto che non permette di lavorare piu' di tot mesi con lo stesso datore di lavoro, ho dovuto a malincuore lasciare l'agenzia (eletta "Austral-Asia Best Ad Agency of the year 2007". E io ne ho fatto la mia parte.) Mi ha onorato essere stato salutato con un premio: non potendomi tenere mi hanno proposto al network internazionale di TBWA. Poco tempo fa mi ha chiamato la TBWA Singapore, cercavano un Mid-Weight Copywriter. Ero in short list. Non so ancora se e chi abbiano scelto, ma la soddisfazione di essere stato chiamato a competere toglie le parole anche ad un Copywriter.
Questa notizia arrivava mentre mi ero di nuovo in discussione, stavolta non per scelta mia. Senza il mio lavoro, con pochi Australodollari ormai rimasti, mi sono rimesso a cercare qualsiasi cosa per campare. Ho riprovato quasi le stesse emozioni di quando sono arrivato. Ho rifatto il cameriere per un po'. Mentre, nonostante tutto, continuavo a lottare per entrare di nuovo in una agenzia. Due i problemi che adesso mi scoraggiavano: 1) Il periodo, estremamente moscio, nessuno stava cercando a Gennaio (equivale ad Agosto da noi); 2) La scadenza del mio visto, Marzo. Con due mesi scarsi a disposizione - mi dicevo - chi cazzo me la da' un'altra possibilita'. Io sono pazzo.
E meno male. Perche' quando ce la fai ancora, capisci che il pazzo e' chi molla anche quando tutto sembra impossibile.
Niente e' impossibile, me lo sono provato da solo.
Avevo ormai accettato, devo ammettere con piacere, un lavoro da commesso in un negozio di selezionatissimi prodotti europei. Prelibatezze e delicatezze: formaggi, paste, olii, vini, caffe', sottolii, salse, provenienti da ogni paese del vecchio continente. Il negozio si chiama "Simon Johnson".
Mi ci vedevo proprio, col grembiule raffinato, a consigliare e intrattenere le clienti. Con un lavoro cosi', anche se non fosse arrivato piu' niente dalla pubblicita', sarei stato felice lo stesso.
E invece, un Venerdi', tre settimane fa (ehi, ora che ci penso era un venerdi' anche quando mi prese la TBWA), mi chiamano in fila tre agenzie: due grossi network internazionali e un'agenzia indipendente di Sydney. Allora ho capito che la prelibatezza europea in questo momento forse ero io.
Uno dei network era lo stesso della mia ex agenzia di Roma. Mi chiama la Y&R Sydney. Penso agli scherzi del destino. Ero tentato, poi ho detto di no. Con una certa soddisfazione. Un po' perche' avevo gia' felicemente scelto. Un po' perche' in "Ipsilon e Erre" avevo gia' dato. Un po' perche' dire di no a chi ti ricerca, quando prima ti consigliava di lasciar perdere questo mestiere, non ha prezzo. Ci sono cose che non si possono comprare, una di queste e' la dignita'.
La mia scelta, di cui dopo tre settimane di lavoro sono sempre piu' contento, mi assegna un brief. E' una gara. Devo pensare una campagna integrata per il Governo Australiano, reparto educazione. E' una campagna per insegnarli le parolacce in Italiano. No, scherzo. E una campagna per promuovere la cultura e la lettura dei libri in Australia. E allora il sisotto basta strofinarlo ed eccolo che ti esce dalla lampada con 3 ideuzze. Una sopra tutte. L'agenzia ci crede. Io da morire. La porto avanti, col mio art. E' un'idea che viene definita "media neutral". Un concetto forte di base, una "core, big idea", cosi' semplice e forte che puo' essere sviluppata su tutti i mezzi che vengono in mente. Creiamo di tutto. Tv, stampa, radio, outdoor, ambient e guerrilla, website, materiali punto vendita, piu' nuovi media inventati per l'occasione. Non manca niente. E tutto e' coerente con un solo cazzo di messaggio. Ma non e' finita. Visto che e' una mia idea, l'agenzia vuole che me la vada a presentare io. Arcipuffolina, qui me so un po' emozionato.
La sera mi preparo il discorso, poi mi bevo un Lucano, perche' non voglio niente di piu' dalla vita. La mattina dopo vado a presentare. Io, 3 Account e il nostro Business Manager. Il mio Art non e' potuto venire perche' sta in Giappone adesso.
Slide dopo slide ecco il concetto, la strategia e poi via tutto il resto. Io presento la creativita'. Penso di aver fatto qualche errore nella scelta delle parole mentre parlavo, ma alla fine e' andata bene. Ero molto emozionato, ma convinto. Volevo fargli capire il lato umano dell'idea. La possibilita' di far interagire la campagna e le persone, di coinvolgerle, di renderle parte del prodotto e del brand. Fargli fare l'esperienza insomma, attraverso una partecipazione attiva. Perche' per me la pubblicita' non e' interruzione o intrattenimento, e' interazione. E volevo davvero portare gli Australiani a coltivare il piacere della lettura.
Beh, una bella lettura ce l'ho avuta io stamattina sulla mio Mac in ufficio:
"Congratulations bro, we won the pitch. We rock!".
Che altalena di emozioni e' stato quest'anno.
Su nel cielo aperto, e poi giu' il deserto, e poi ancora in alto, con un grande salto.
E li, in alto, seduti su quella nuvola bianca che guardo sempre con un sorriso quando alzo gli occhi al cielo, ci sono Nonna e Ale. Io cammino, voi con le gambe a penzoloni, quante volte ci siamo dati la mano. E quella mano, Nonna, quella mano che mi tieni sulla testa, mi da' sempre la direzione e mi aiuta sempre a rialzarmi.
La sento la tua mano, lenta, morbida, dolce, potente, forte.
Dalla mia adesso ti soffio un bacio, che ti arrivi su quella nuvola, solo per dirti: Grazie.
E io continuo ad andare,
continuo ad andare.
Mentre "You......You......You shook me all night long"!
giovedì 31 gennaio 2008
Elatan & Onnadopac
D'estate, al caldo, in un Paese che non festeggia il Natale se non nella minoranza cristiana.
Senza albero, senza presepe, senza neve, senza freddo, senza parenti, senza la pasta al tonno di mamma, senza i carciofi fritti de Zia Giulietta, senza le alicette de Zia Giovanna, senza l'abbacchio de Zia Fiorella! Senza tombola, perlino, bestia, las vegas, senza i monologhi di nonno. E' stata dura (come disse l'amico mio stitico). Eppure, è andata alla grande. Ste feste all'arovescia mi sono piaciute. Devo ammettere che non ho sentito così forte la mancanza della tradizione, ma forse solo perché non avevo riferimenti natalizi che mi riconducessero a casa.
Il regalo più bello è stato l'arrivo di mia cugina Elisa.
Un po' come avere parte della famiglia qui con me. La parte più rompicoglioni. Ciao Eli! :)
Mi è venuta a trovare per le Feste. E' rimasta con me una settimana a Sydney, poi ha visitato Melbourne e alla fine è tornata a Milano.
Durante il suo soggiorno Sydneyano praticamente ho rifatto il turista anch'io. L'ho portata ovunque. Mi ha fatto piacere ripercorrere gli stessi posti che vidi quando arrivai qui tanti mesi fa. L'Opera House, l'Harbour Bridge, i Royal Bothanic Gardens, Manly, le Blue Mountains.
Al di là delle ripercorrenze ciò che mi ha sopreso sono state le ricorrenze. Capodanno a Sydney è una sensazione unica, come la Coca Cola. L'abbiamo passato per strada, tra migliaia di persone. Siamo usciti il pomeriggio e, una volta trovata la piazzola con vista sull'Opera House e l'Harbour Bridge, ci siamo appantofolati in attesa dei fuochi.
Qui i fuochi li fanno due volte nella stessa sera. La prima mandata è alle 9, per i bambini e le famiglie. Un modo sano e onesto per dire "ecco, così se li levamo dalle palle subito e poi je damo giù a beve ai botti successivi". E invece, sorpresa delle sorprese, non si poteva bere. Non c'era una, dico una, bottiglia che non fosse acqua. Surreale. Anzi, surrenale direi. Pe mbriacatte coll'acqua ce ne vuole. Cmq, quando siamo arrivati alla seconda tranche, cioè i botti della mezzanotte, è stato da brividi. Il ponte sembrava esplodere di luce. Non c'era un centimetro libero per le strade, solo un marasma tranquillo di persone. Si, tranquillo. Mi ha fatto strano infatti. A confronto Napoli a capodanno pare Sarajevo.
Con noi si è unita anche una amica di Isabella, la ragazza di Firenze di cui ho già accennanto abbondantemente (ma se a-bon-dante-mente, a berlino boccaccio dice la verità?).
Era arrivata a Sydney, Benedetta. No, non benedetta prima di arrivare a Sydney, Benedetta è il nome della ragazza. Si è aggregata a noi per i fuochi e poi, finita la festa gabbato lo santo, siamo andati a casa di amici miei a farci due salti e quattro risate. In tutto, sei tra salti e risate.
Poi c'è stato il giorno della gita in barca! Momenti mi dimenticavo. Andare in barca per le baje di Sydney in piena estate, ovvero il 30 Dicembre, mi ha fatto provare un'emozione che non capite se non la vivete. Tra l'altro ad un certo punto ci siamo fermati in una bajetta. L'acqua bassa e scura, natura incontaminata intorno, rumori di animali improbabili, io che mi tuffo e poi guado fino a riva, dove mi incastro in una ragnatela che se non l'aveva fatta l'uomo ragno poco ci mancava. In quell'esatto momento mi sono sentito Crocodile Dundee, oltre che cagarmi addosso per paura del ragno. Va bene tutto, ma con il ragno dopo il bagno, io che cosa ci guadagno? Tanto non è che me lo magno, tutt'al più poi vado al bagno.
Ah, come non ricordare poi la splendida mangiata ai Fish Markets, dove ci hanno addirittura scambiati per marito e moglie. E la gita agli orti botanici, dove Elisa ha conosciuto Batman e Robin. Le ho presentato qualche pipistrello australiano. Ci hanno invitato a bere qualcosa, ma abbiamo declinato. Tra l'altro mi è sorta una riflessione: ma se i pipistrelli nell'emisfero boreale dormono a testa in giù, perché qui nell'emisfero australe non dormono a testa in sù? E' assurdo, quante cose strane ci sono in Australia. A partire dal Natale.
Di certo, quest'anno ho passato le Feste in modo davvero diverso. Ciao sorciniiiiiiiiiiiiiiii! Batman dove sei tesoro? Baaaaaateeemaaaaaaan? Mi serve aiuto! Da solo non ce la faccio, c'è una bomba a Perticano!
Senza albero, senza presepe, senza neve, senza freddo, senza parenti, senza la pasta al tonno di mamma, senza i carciofi fritti de Zia Giulietta, senza le alicette de Zia Giovanna, senza l'abbacchio de Zia Fiorella! Senza tombola, perlino, bestia, las vegas, senza i monologhi di nonno. E' stata dura (come disse l'amico mio stitico). Eppure, è andata alla grande. Ste feste all'arovescia mi sono piaciute. Devo ammettere che non ho sentito così forte la mancanza della tradizione, ma forse solo perché non avevo riferimenti natalizi che mi riconducessero a casa.
Il regalo più bello è stato l'arrivo di mia cugina Elisa.
Un po' come avere parte della famiglia qui con me. La parte più rompicoglioni. Ciao Eli! :)
Mi è venuta a trovare per le Feste. E' rimasta con me una settimana a Sydney, poi ha visitato Melbourne e alla fine è tornata a Milano.
Durante il suo soggiorno Sydneyano praticamente ho rifatto il turista anch'io. L'ho portata ovunque. Mi ha fatto piacere ripercorrere gli stessi posti che vidi quando arrivai qui tanti mesi fa. L'Opera House, l'Harbour Bridge, i Royal Bothanic Gardens, Manly, le Blue Mountains.
Al di là delle ripercorrenze ciò che mi ha sopreso sono state le ricorrenze. Capodanno a Sydney è una sensazione unica, come la Coca Cola. L'abbiamo passato per strada, tra migliaia di persone. Siamo usciti il pomeriggio e, una volta trovata la piazzola con vista sull'Opera House e l'Harbour Bridge, ci siamo appantofolati in attesa dei fuochi.
Qui i fuochi li fanno due volte nella stessa sera. La prima mandata è alle 9, per i bambini e le famiglie. Un modo sano e onesto per dire "ecco, così se li levamo dalle palle subito e poi je damo giù a beve ai botti successivi". E invece, sorpresa delle sorprese, non si poteva bere. Non c'era una, dico una, bottiglia che non fosse acqua. Surreale. Anzi, surrenale direi. Pe mbriacatte coll'acqua ce ne vuole. Cmq, quando siamo arrivati alla seconda tranche, cioè i botti della mezzanotte, è stato da brividi. Il ponte sembrava esplodere di luce. Non c'era un centimetro libero per le strade, solo un marasma tranquillo di persone. Si, tranquillo. Mi ha fatto strano infatti. A confronto Napoli a capodanno pare Sarajevo.
Con noi si è unita anche una amica di Isabella, la ragazza di Firenze di cui ho già accennanto abbondantemente (ma se a-bon-dante-mente, a berlino boccaccio dice la verità?).
Era arrivata a Sydney, Benedetta. No, non benedetta prima di arrivare a Sydney, Benedetta è il nome della ragazza. Si è aggregata a noi per i fuochi e poi, finita la festa gabbato lo santo, siamo andati a casa di amici miei a farci due salti e quattro risate. In tutto, sei tra salti e risate.
Poi c'è stato il giorno della gita in barca! Momenti mi dimenticavo. Andare in barca per le baje di Sydney in piena estate, ovvero il 30 Dicembre, mi ha fatto provare un'emozione che non capite se non la vivete. Tra l'altro ad un certo punto ci siamo fermati in una bajetta. L'acqua bassa e scura, natura incontaminata intorno, rumori di animali improbabili, io che mi tuffo e poi guado fino a riva, dove mi incastro in una ragnatela che se non l'aveva fatta l'uomo ragno poco ci mancava. In quell'esatto momento mi sono sentito Crocodile Dundee, oltre che cagarmi addosso per paura del ragno. Va bene tutto, ma con il ragno dopo il bagno, io che cosa ci guadagno? Tanto non è che me lo magno, tutt'al più poi vado al bagno.
Ah, come non ricordare poi la splendida mangiata ai Fish Markets, dove ci hanno addirittura scambiati per marito e moglie. E la gita agli orti botanici, dove Elisa ha conosciuto Batman e Robin. Le ho presentato qualche pipistrello australiano. Ci hanno invitato a bere qualcosa, ma abbiamo declinato. Tra l'altro mi è sorta una riflessione: ma se i pipistrelli nell'emisfero boreale dormono a testa in giù, perché qui nell'emisfero australe non dormono a testa in sù? E' assurdo, quante cose strane ci sono in Australia. A partire dal Natale.
Di certo, quest'anno ho passato le Feste in modo davvero diverso. Ciao sorciniiiiiiiiiiiiiiii! Batman dove sei tesoro? Baaaaaateeemaaaaaaan? Mi serve aiuto! Da solo non ce la faccio, c'è una bomba a Perticano!
venerdì 18 gennaio 2008
Da Fefotto al 59.
Da Fefotto al 59.
Di Fefotto, ormai si sa,
ce n'é uno di Papà.
Cuor gentile, onesto, vero,
di equilibrio lui è foriero.
Mi ricordo da bambino,
mi facevi l'aeroplanino,
e quando a prendermi dopo scuola,
c'era sempre il "vola, vola".
Poi le foto che ci hai fatto,
han lasciato ogni istante intatto.
Le panzanelle sopra il prato,
col pomodoro appena tagliato.
La passione per il legno,
grande prova del tuo ingegno.
Mani grandi che san parlare,
e i ricordi restaurare.
Nei tuoi occhi c'è qualcosa,
che va oltre l'amata "De Rosa".
C'è grande calma, e comprensione,
quando sbrocca Mamma con Simone.
Mi ricordo, soprattutto,
in quel mio momento brutto,
il calore del tuo abbraccio,
mi ha risolto il momentaccio.
Era quasi un anno fa,
e quanta strada, da quel giorno, Papà.
Ma quel che conta, caro Fefò,
è che tra un po' ti rivedrò.
E sol per ora, accetali puri,
i miei più intensi e sentiti auguri.
Sei il più grande, ne abbiamo le prove,
non si direbbe ne hai 59.
Con tal poesia or ti saluto,
uomo saggio un tempo baffuto.
Ti voglio bene, mio Fefotto,
Tanti Auguri dal tuo Sisotto.
A Fefo.
Sydney, 18 Gennaio 2008.
Di Fefotto, ormai si sa,
ce n'é uno di Papà.
Cuor gentile, onesto, vero,
di equilibrio lui è foriero.
Mi ricordo da bambino,
mi facevi l'aeroplanino,
e quando a prendermi dopo scuola,
c'era sempre il "vola, vola".
Poi le foto che ci hai fatto,
han lasciato ogni istante intatto.
Le panzanelle sopra il prato,
col pomodoro appena tagliato.
La passione per il legno,
grande prova del tuo ingegno.
Mani grandi che san parlare,
e i ricordi restaurare.
Nei tuoi occhi c'è qualcosa,
che va oltre l'amata "De Rosa".
C'è grande calma, e comprensione,
quando sbrocca Mamma con Simone.
Mi ricordo, soprattutto,
in quel mio momento brutto,
il calore del tuo abbraccio,
mi ha risolto il momentaccio.
Era quasi un anno fa,
e quanta strada, da quel giorno, Papà.
Ma quel che conta, caro Fefò,
è che tra un po' ti rivedrò.
E sol per ora, accetali puri,
i miei più intensi e sentiti auguri.
Sei il più grande, ne abbiamo le prove,
non si direbbe ne hai 59.
Con tal poesia or ti saluto,
uomo saggio un tempo baffuto.
Ti voglio bene, mio Fefotto,
Tanti Auguri dal tuo Sisotto.
A Fefo.
Sydney, 18 Gennaio 2008.
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