Ci sono parole che pronunciavo quotidianamente fino a sei mesi fa. Parole di casa, di mamma, di cucina, di tavola, di pranzi, cene, di intimi momenti italiani. Sono parole che molti di voi continuano a pronunciare ogni giorno e proprio per questo forse possono risultare banali, scontate o vuote di significato. Non lo sono, per chi vive lontano. Non immaginate nemmeno quanto sia fragrantemente significativo dire, ad esempio, 'Tagliatelle'. Per quanto mi riguarda, mi emoziona. Di un'emozione nata dalla lettura di un articolo di giornale locale, o ancor di piu' dalla conoscenza di anziani italiani emigrati anni or sono, che hanno creato qui le loro botteghe, panetterie o pastifici, genuini come tanti anni fa. Leggere sulle loro lavagne ravioli freschi, gnocchi, fettuccine, orecchiette, rosetta, ciabatta e' qualcosa che ti scalda il cuore quando vivi a 16.000Km di distanza dal luogo d'origine di quelle stesse parole. E inizi a sentire profumi, ricordi, immagini, sapori come fossero veri. Basta che 'chiudi gli occhi e apri la bocca', come mi dicevano spesso papa' e mamma da piccolo per sorprendermi con qualche piatto speciale. L'emozione piu' grande me l'ha data soprattutto l'osservare che le parole delle paste erano scritte totalmente e correttamente in italiano. Ovvio, loro sono italiani, ma che gioia. Finalmente. Che sintonia, che musica, che intonazione soave. Ta-glia-tel-le, Fet-tuc-ci-ne...con le 'e' alla fine. Ahh, un piacere. C'e' un qualcosa di enormemente stridente e fastidioso, quasi come facessi uno sforzo acustico, quando senti pronunciare (per oltre 6 mesi) 'Fettucciniiii bolonesiiii' . Entri in dissonanza cognitiva e nun te ripii piu'. Per fortuna il signor Antonio e la signora Agata (panettieri) e la signora Franca (nonna che fa la pasta artigianale) mi hanno rincuorato (e ridotto a zero la dissonanza, oltre che riempito la panza). Parafrasando Battisti: "Come puo' uno spaghetto allo scoglio, arginare il mare. Anche se non voglio, torno gia' a volare. Le rosette farcite, le pennette condite...". O ancora con Marcella Bella: "Mi ricordo lasagne verdi...". Dopo tanto, troppo, ho beatamente soddisfatto le papille (e le pupille) gustative. Tutto questo per dire solo una cosa: Mamma, mi manchi.
Il tuo sisetto indifeso e affamato. Unghe'.
Ciao, piccola grande Pinuzza.
venerdì 28 settembre 2007
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3 commenti:
Simo, sono Daniè, umbrione come te!
Che nu l'hai vista la pecura mia?
"Semo gende de Foligno (coro: semo fatti cuschi'), semo gente dando bona (coro: semo fatti cuschi), nun ge poi da' addossoooo....nun ge la podede ave' con noiiiii...
E nun t'avevo riconosciuto!
Ciao Danie'! Ma ndo schta la pecura? Mo guardo meglio...quette possin'arrabbite! Senti ma mi devi ancora raccontare com'e' andata con Discovery Channel. Resti la' o cambi canale? :)))
Un saluto dalle Cafanne vicino a Isola Fossara.
Mo' te lo scrivo pe mail.
Bella la campagna della monnezza.
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