lunedì 12 novembre 2007

On-line satisfaction

Al giorno d'oggi, con i servizi in rete sempre piu' evoluti ed eternogenei, si possono trovare innumerevoli forme di intrattenimento e di piacere. Scommesse on-line, viaggi, giochi, siti porno, siti di interesse artistico, letterario, librerie multimediali, informazioni sullo scibile umano. Per quanto mi riguarda, oggi ho veramente goduto non su un sito porno ma sulla piacevole scoperta (in fin dei conti 'donne e motori' vanno sempre d'accordo) che Tequila Australia e il nostro cliente Nissan hanno gia' pubblicato il nuovo sito web per la nuova Nissan X-Trail sui cui testi ho lavorato circa due mesetti fa. Era la prima volta che approcciavo alla comunicazione online, per di piu' totalmente in inglese. Testi lunghi, dettagliati, che devono allo stesso tempo essere briosi e interessanti, copywriting puro insomma. E' una tra le piu' moderne forme di comunicazione, Digital Advertising. In Italia questo nuovo strumento e' ancora agli esordi (almeno lo era quando sono partito), in Australia e in molte altre parti del mondo hanno fatto gia' diversi passi avanti.
Come dicevo qualche post fa, non e' stato facile. Ho dovuto imparare molti termini tecnici per definire parti dell'auto, ho dovuto cercare di coinvolgere con molte piu' parole di quelle che uso di solito comunicando in modo tradizionale, ho dovuto imparare-facendolo un nuovo modo di scrivere e di rapportarmi ad un nuovo mezzo di comunicazione ed ai suoi potenziali utenti. Non l'avevo mai fatto nemmeno in Italia. E' stato un lavoro lungo e meticoloso, non solo per la difficolta' di esprimermi fluentemente in Inglese ma anche e soprattutto di pensare in Inglese e di scrivere per decine di sezioni del sito differenti. Beh, a quanto pare, ce l'ho fatta ed il risultato e' stato apprezzato. Il mio primo esperimento di scrittura online e' riuscito. Grazie alla collaborazione dei bravissimi web designer e art director di Tequila, grazie ai proofreaders e soprattutto ad Al che mi ha aiutato a rendere piu' fluidi certi periodi, abbiamo realizzato il nuovo sito per "The all new Nissan X-Trail". Sono veramente contento per il frutto di un lavoro importante (per me) che mi ha visto unico copywriter sul progetto. All'inizio e' stato panico per paura di non essere in grado, poi mi sono sciolto ed ho ingranato la quarta. Sono soddisfatto perche' mi sento sempre piu' completo e sempre piu' abile e duttile tra i nuovi e i vecchi strumenti. Ho aggiunto un piccolo tassello, ho sviluppato un'ulteriore capacita' per utilizzare un altro dei molteplici canali attraverso cui comunicare un'idea di base. La comunicazione integrata o, come si dice in gergo, TTL (through the line, cioe' la diffusione di un messaggio attraverso l'utilizzo coerente di mezzi di comunicazione di massa e mezzi diretti alla singola persona) adesso ha un nuovo adepto, o un nuovo precursore, chi lo sa. Per ora mi piace solo pensare che ho lasciato un segno di me anche nell'Australia on-line. Un terreno che non potevo che percorrere a bordo di una 4x4.

http://www.nissan.com.au/xtrail/

giovedì 8 novembre 2007

O' Schugnizz 'e Sidn.

Come supponevo, non ho vinto nulla alla Melbourne Cup.
Ho puntato sul cavallo sbagliato. Me stesso.

Collega: "Ah, Sirmione, questo cavallo si chiama come te!"
Sisotto: "Ah, che divertente, si' e' simile, ma io mi chiamo Simone..."
Collega: "Ah, infatti, come te! Sirmione!"

Dopo un dialogo del genere, ho deciso di puntare tutto ($30) sul cavallo col mio nome: Sirmione.
Sono arrivato dodicesimo. Ha vinto "Efficient". Di nome e di fatto.

Ma piu' che realizzare la cocente sconfitta, ho preso coscienza di qualcosa di ancora piu' doloroso: sono un ex-sportivo.
Mi sono bevuto una quantita' di drink, tequile e bicchieri di vino che mi sono stupe-fatto da solo. Non credevo sarei mai stato capace di assorbire tanto alcohol. E non sono un bevitore, ho sempre schifato qualsiasi cosa fosse diversa dall'acqua. Eppure. Ma il fatto ancor piu' sorprendente e' che ho retto tutto alla grande. Non ero umbriaco. Allegro si', ma non devastato. Sicuramente lucido per osservare la follia che invade gli Australiani in occasioni del genere. Direttori dell'agenzia a fare strip-tease sul cubo, gente a ballare strusciandosi per terra, gare femminili, ripeto femminili, tra donne abbindate a festa, a chi si scola un boccale di birra tutta in un sorso (il rutto a seguito non era previsto dal regolamento). Tutti che si abbracciavano con tutti. Chi flirtava co' chi je capitava sotto, chi mi parlava correttamente in italiano posseduto dal demone 'devoto-oli' suppongo. Un delirio. Come disinibisce socialmente l'alcohol non ci riesce nessun'altra cosa al mondo. Io bevevo, ballavo, ogni tanto spizzicavo tra i vassoi dei camerieri che giravano come trottole, poi ribevevo, poi ballavo, poi rispizzicavo. Non c'e' stato un secondo in cui non avessi un bicchiere di qualche cosa tra le mani. Poi, per chiudere in grassezza, puntatona al McDonald. Il tocca sana di lipidi per cercare di evitare l'hang-over. Ahhhhh, che panza.
E' stato un giorno di pura follia. Ho veramente mollato le briglie, e quanto mi sono sentito bene.

Io non lo so cos'e', forse dice bene Robin (...grazie delle tue parole nella risposta alla mail, sei sempre una grande persona, oltre che er mejo. Non a caso vieni da questo Paese...), "...it's the big change and the fresh way of looking at things. The optimism of the 'lucky country'." Si', e' cosi'. Mi sento cosi'. Un ottimismo naturale che ho sempre avuto e che questo posto, paese, esperienza, agenzia, ha moltiplicato all'ennesima potenza. Mi sento un vulcano, come o' Vesuvie. No' schugnizz che 'nz ferm n'atthm.
Dopo otto mesi qui lo voglio proprio dire:

C'e' un angolo del mondo che sorride.

A me ha sorriso. Io, ho semplicemente ricambiato.


martedì 6 novembre 2007

lunedì 5 novembre 2007

The race that stops a nation



SCRIPT


Apriamo su immenso bassopiano di terra rossa.
Eucalipti cercano di delimitarne il perimetro, ma la vista si perde in uno sconfinato punto di fuga. Il cielo e' di un azzurro abbagliante.
Quando la mdp scende a livello del terreno, ci mostra un grande gruppo di canguri. Stranamente, non saltano. Sono fermi, immobili e guardano tutti verso una stessa direzione.

Stacco.

Tra i lunghi rami di un albero di eucalipto, scorgiamo ora una famiglia di koala. Con le foglie tra le mani, sono attoniti e impassibili anche loro. Guardano tutti in un'unica direzione. Come i canguri.

Stacco.

In una palude, un branco di coccodrilli e' appena uscito dall'acqua. Sono fermi sulla riva, immobili, con i lunghi musi rivolti tutti verso un unico punto lontano.

Stacco.

Vediamo una classica pick-up australiana. E' ferma sul ciglio di una strada. All'interno, una coppia di agricoltori. Un uomo e una donna, fermi sui sedili, e con gli sguardi rivolti verso l'orizzonte al di fuori dei finestrini abbassati.

Non ci sono rumori, gli uccelli non cantano. I cacatua appollaiati sugli alti koocaburra volgono i loro variopinti pennacchi tutti verso la stessa, unica direzione.

Non c'e' audio. E' la quiete totale. Ma e' una quiete intensa. Carica. Esteriore.
Dentro, tutti stanno aspettanto silenti qualcosa.

Stacco.

Siamo ora tra le vie di una metropoli.
Strade vuote, auto parcheggiate, negozi chiusi ci fanno capire che la citta' e' deserta.
Non c'e' un'anima viva per le strade.

Tutto e' fermo. Innaturalmente fermo.

No, un momento. C'e' un ragazzo. Avra' sui 25 anni. Sta passeggiando lungo un marciapiede. Ha l'aria stralunata, guarda in alto, si guarda intorno. E' incerto, non sa cosa sta succedendo.
C'e' un sole cocente, fa caldo.
Si gira, cerca qualcuno, qualcosa, niente. La citta' e' inerme.
Ad un tratto pero', mentre cammina, sente dei rumori sordidi provenire da qualche parte non molto lontano. Cerca di capirne la fonte. Poi mette a fuoco. Eccolo, e' un pub.
Non c'e' nessuno pero' la' fuori.
Rimane perplesso, ma decide di entrare.

Aperta la porta vede decine di persone all'interno. Sono tutte vestite elegantemente. Uomini in completo, donne con abiti di lusso. Quasi tutti hanno una birra in mano. Si girano all'unisono quando lo sentono entrare. Gli sorridono e lo accolgono, ma tutto rimane in un assordante silenzio.

Il ragazzo, incredulo, si unisce.
Ad un tratto, gira la testa verso qualcosa e rimane attonito.
Nella stessa direzione girano la testa tutte le altre persone, baristi compresi.
Guardano tutti verso un unico punto.
Solo ora la mpd ci svela il grande monitor posto in alto nel pub.

C'e' il volto di una donna dentro lo schermo. Ha un elegante cappello grande in testa, e' ben truccata. Sta assitendo a qualcosa. E sta guardando anche lei verso un'unica direzione. La sua emozione cresce attimo dopo attimo. E' trepidante.
Piu' si emoziona piu' la mdp si avvicina.
La tensione sale, fino al momento in cui la donna si alza in piedi,
ed esplode di gioia.
Esplode a questo punto anche l'audio e sentiamo il frastuono e l'esultanza di centinaia di persone. Vediamo tutta la gradinata di un ippodromo saltare in festa.
E cosi' festeggiano le persone all'interno del pub.
Il nostro ragazzo e' ormai parte di loro.

SUPER Welcome to the Melbourne Cup

SUPER The race that stops a nation

Chiudiamo con Logo su nero.


Non e' lo spot per la Melbourne Cup.
Ho semplicemente immaginato quello che accadra' domani.
Domani l'Australia si ferma.
La Melbourne cup non e' solo una corsa. E' una delle tradizioni piu' importanti per gli australiani. Ogni anno, il primo Martedi' di Novembre, alle ore 3 pm, 24 cavalli purosangue corrono nel leggendario Flemington Racecourse di Melbourne sotto gli occhi di tutta una Nazione. Che smette di muoversi per guardarli.
Tutti ci vestiremo (ormai mi sento un po' australiano anche io) eleganti, e cosi' andremo a lavoro. A pranzo, si fermera' tutto. E andremo nei pub per scommettere ed assistere all'evento. Mi tocchera' bere come un addannato (speriamo di reggere ancora dopo la seconda birra). E' una festa Nazionale.
Un po' sono emozionato, finalmente, per una tradizione tipicamente australiana.
Ho ritirato oggi il vestito in lavanderia. Mi rimettero' l'abito che indossai due anni fa per la mia laurea. Che poi, manco a farlo apposta, e' un completo di Cavalli. Voglio proprio viverla a pieno sta corsa. :)

Questo e' l'annuncio che abbiamo fatto girare all'interno dell'agenzia per 'prepararci' al meglio e stimolare la "febbre" (Absolut Vodka e' uno dei nostri clienti).




Scommetto che non vinco. Ma scometto comunque che mi diverto.
Cmq vada, sto a cavallo.

Rigatoni alla pajettes



Ecco trovato un senso per il post sul numero 20. Una premonizione.

Sabato sera, tu guarda il destino, sono stato ad un birthday party. Bene, e dov'e' il senso? Il senso e' che la festa era in tema "Anni 20". Lustrini, cotillons, strass, camerlenghi. Ragazzi vestiti da gangsters, scagnozzi, contrabbandieri, gentiluomini. Ragazze con capelli laccati, schiacciati e arrotondati sulla nuca, cappelli di piume sfavillanti, vestitini pieni di luccichii, trucco leggero ma nero forte sugli occhi, qualche neo sopra le labbra. Che meraviglia vintage. Mancavano i grammofoni e un Fred Buscaglione con "Ma eri piccola, piccola...cosi'! ". Questa musica mi ricorda sempre quando da bambino feci uno spettacolino a Montecampione (eravamo in settimana bianca, ed e' stata l'unica volta in cui mi sono aggregato all'odiato Mini-Club in vita mia) e interpretai uno degli scagnozzi di Al Capone, con il mitra di polistirolo, tutto pettinato, giacchetta gessata, occhio marpione, passo sicuro e dinoccolato, e questa musica ad accompagnare la storia. Che tipetto.

Tornando alla festa, mi e' sembrato di essere davvero in una serata di gala di quegli anni. Va bene che fosse un party a tema, ma tutti gli invitati hanno partecipato onorando a pieno i costumi. Non mi aspettavo un tale coinvolgimento da parte australiana. Presto pero' ne ho capito il motivo. Non erano australiani.
Ci siamo trovati (avevo portato con me anche il prode solfrins) ad una festa "Half & Mezza", ovvero con persone di origini Italo-Australiane. Come la stessa festeggiata. E come grandissima parte di coloro che vivono qui in Australia, specialmente a Sydney e a Melbourne. E' frequentissimo incontrare persone che hanno una duplice origine, mamma italiana (o greca) e papa' australiano, oppure il contrario. Gli Australiani purosangue, di origine britannica both sides, sono sempre piu' rari. E' un miscuglio di razze dove il ceppo AustrItaliano la fa' da padrone insieme a quello AustraloGreco (basti pensare che a Melbourne le comunita' italiana e greca sono le piu' grandi al mondo, al di la' dei loro Stati d'origine).

Per tutta la sera abbiamo parlato piu' italiano che inglese. Certo, un italiano simpaticamente approssimato. E' cosi' piacevole vedere questi ragazzi, ma soprattutto ragazze, venire li a presentarsi e a chiedere dell'Italia, da dove vieni, quante volte ci sono stati, dove e cosa hanno visitato, come e perche' i loro nonni sono venuti qui. E poi le ragazze che si sforzano di pronunciare qualche parola, il modo che hanno di farlo, le tenerezza nel suono inglesizzato di un "Ciao, come sta? Bene grazie" (molto spesso sanno solo questo o poco altro...) e' una cosa che mi fa' impazzire. Ed e' di una sensualita' unica. Parlando e' uscit0 fuori che gran parte di loro hanno famiglie di origine siciliana, o calabrese, a volte napoletana, pochi del nord. Nonni che 60 anni fa hanno preso armi e bagagli e dai paesini che potevano ben poco offrire alle loro vite si sono imbarcati su una nave per una viaggio di mesi, fino a raggiungere questi lidi. Che palle! (nel senso non di che noia, ma di forza d'animo...certo anche di che noia un po', 4 mesi in nave, su quelle stive cosi' old-school).

Fra si e' vestito da bootlegger di lusso, camicia scura, cravattino purpureo, cappello nero da gangster con nastro di raso perimetrale.
Io invece mi sono conciato da WOG.
W.O.G e' un acronimo che sta per Western Oriental Gentlemen ed e' l'appellativo con cui venivano chiamati, in accezione dispregiativa, gli immigrati Italiani, Greci, Libanesi e Maltesi qui in Australia. Era ovviamente un termine razziale, creato dagli Australiani di origine inglese per distinguersi e ghettizzare gli 'Australiani' di origine sud-est europea.
Oggi non e' piu' in uso, ma viene lo stesso utilizzato per scherzi, battute, o per definire i ragazzi Libanesi (di cui certe aree di Sydney sono piene) che vanno in giro con pettinature e rasature improbabili, capezze d'oro al collo, gomito sporgente, a bordo di macchine alla Fast&Furious con i loro cugini (tutti maschi) dentro e la musica appalla. Questo per attirare l'attenzione (e' l'unico modo che hanno per cercare sociabilita') ma prettamente per agganciare l'ammirata ammirazione di qualche pollastrella per bene, seria, carina ed educata.

Non mi sono vestito da libanese coatto.
Ma da italiano emigrante. Con tanto di camicietta semplice e cravattina naif, giacchettina da cancamininspazzacamin, pantalone un po' largo, scarpotte e, immancabile, scoppoletta a dare il tocco d'autenticita'. Un po' come quando sono partito davvero a Marzo per venire qui. Posso dire che mi sono vestito da me stesso.
E posso dire che abbiamo avuto successo. Sara' l'aria da italian stallions, sara' la romanita' solare che sprizza, sara' che si vedeva che eravamo "italiani", ma e' stato un via vai di ragazze che venivano a parlare e a presentarsi. Nun ce volevamo crede. Il paradiso, anni 20.
Peccato che molte poi dicevano "Ah, sai anche il mio ragazzo ha origini italiane! Ora che arriva te lo presento...". Il brutto, oltre al ragazzo, era che queste erano bellissime. Io mi stavo sentendo male dalla vista, Fra era contento come un ragazzino. Ma come e' possibile una densita' cosi' alta di belle figliuole in un posto solo. Accessibili, agganciabili, colloquiabili (che e' la cosa principale, anche se ho scoperto non essere poi cosi' principale qui). In Italia ce ne avremo anche di piu' belle, ma sono irragiungibili, se la tirano a bestia. Queste sono semplici, ti vengono a parlare loro. Belle, rese ancora piu' belle dagli abiti vintage. Quanto risalta la bellezza di certe ragazze quando sono truccate e vestite come all'epoca.
Sembrano ancora piu' preziose.

Tre ci hanno agganciato che gia' sapevano i nostri nomi. Peccato che erano tre buste della Sma. Il brutto, dicevo, e' che molte di queste big potatoes stavano con gli "uomini di origine italiana", che erano degli scandali. Scaldabagni puri. Ciccioni, con la faccia da sudici marpioni, proprio il classico malvivente paraculo italiano che c'ha la bella donna vicino. E loro erano tutte contente. Ma dai! Ma perche'? Non e' giusto! E' innaturale! E' stonato vedere coppie cosi'. Ci veniva da piangere. Fa male sapere degli angeli in mano a viscidi, spelati, traffichini, magnoni, uomini di origine italiana. Che poi ci dovevamo parlare io e Fra con questi! Le ragazze ci avvicinavano, parlavano carine in stentato italiano con noi e poi ci lasciavano a chiacchierare co sti WOGS del c....! Scorbutici tra l'altro. Tutti quelli che ci hanno presentato non sono stati gentili (solo uno e' stato simpaticissimo, ma sempre ciccionissimo e con la moglie che era la piu' bona della festa). Ti salutano guardandoti dall'alto verso il basso, alla "Io so mejo de te", e con lo sguardo a meta' (pure lo sguardo, oltre l'origine, WOG che non sei altro!) tra il disprezzo, perche' hai invaso il loro territorio, e l'invidia perche' tu sei Italiano purosangue.

E' stata cmq una serata da ricordare. Na' pastasciuttata anni venti.
E abbiamo appreso anche una grande lezione: Qui bisogna giocarsi a tutto spiano l'Italianita'.
Mi chiedo anche se debba diventare un viscido ciccione.
Mi rispondo subito: NO.
Queste barbie senz'anima devono trottare molto prima di avere il cuore (il corpo non c'e' problema) di un italiano purosangue. Saranno pure splendide, saranno pure perfette, ma sono un po' vuote, empty angels. Purtroppo spesso accade che "dopo 10 minuti, aborigena, io e te, ma che se dovemo da di?!?!?!". Per spogliarle fuori, ti devi spogliare tu dentro. E per me non funziona cosi', fin da quando ero un piccolo scagnozzo di Al Capone.