venerdì 6 luglio 2007

Condividere

Mi manca condividere.
Tutto e' a meta'.

E mi manca il calore di un abbraccio. Un semplice abbraccio.
Di casa, di mamma, di papa', di chi mi vuole bene.

Ci sono giorni, come questi, in cui mi fermo a pensare. Alla strada che ho fatto, a quella che faro', a quando sara' l'ora di ritornare. Quanto e' dura "aspettare". Perche' in tanti momenti delle mie giornate, sono cosi' felice, oppure cosi' triste, che vorrei coinvolgere chi amo in tutto questo. E allora, domande. Domande. Quando? Quando? Quando mi sara' concesso di condividere di nuovo? Penso che qui sto bene. Questo posto mi ha dato il "bentornato" in me. Eppure sento di vivere una "vita parallela". Un'altra mia realta'. Divisa ma allo stesso tempo affiancata, alla mia vita in Italia. Non mi sento diviso in due, quello no. Sento di aver preso un binario parallelo, intimo, interiore. Come una strada costiera, panoramica, il lungomare dell'anima. Che procede affiancando, ma da molto piu' distante, la strada principale. La direzione e' la stessa, solo che questa stradina e' un po' piu' articolata, piu' varia, ricca di sfumature, ricca di soste per guardare il paesaggio, per fermarsi a pensare. E poi ripartire, e poi rifermarsi dove va'. A volte la percorro da solo. A piedi. A volte trovo un amico, a volte un passante. A volte un passaggio.
E proseguo. Qualche viaggiatore incontrato, rimane con me. Altri li incontro, poi se ne rivanno. E sono cmq incontri piacevoli, fanno compagnia, in questa passeggiata. I polmoni sono foreste, le vene sono fiumi, il cuore e' una montagna, le mani sono sensibili, gli occhi sono curiosi, i piedi fanno un po' male, la testa e' pensante, l'animo e' forte.
Ogni tanto confronto pareri e impressioni con altri viaggiatori nelle piazzole di scambio. Poi via, si riparte.
Si riparte guardando adesso con serenta' al passato, e con la stessa serenita' passeggio nel presente e guardo un po' piu' in la'. A volte, lo ammetto, cerco di alzare lo sguardo al di la' degli alberi, delle curve e delle colline. Cerco punti di altura su cui arrampicarmi per un momento e "guardare" dove mi sta portando questa via. Curioso, quasi giocando, provo a "spiare" il cammino che mi aspetta. Ma non lo voglio sapere del tutto. Lo faccio solo cosi', per cercare di avere un orientamento. E soprattutto, lo faccio per provare a capire, dove e fra quanto, incontrero' l'imbocco, per tornare a viaggiare sulla strada principale.

giovedì 5 luglio 2007

Ar-rapato!

Domenica scorsa mi viene l'idea di farmi i capelli da solo.
Decisione molto azzardata.
Sono andato da Giacomo, il mio amico marchigiano, che infatti chiamo MarchiGiacomo. Mi presta l'electric razor, a' machinetta piii capelli. Torno a casa, nel Bunker Koreanen! Mi spoglio, mi metto comodo, scelgo la lunghezza del taglio. 3 mm. Opero con maestria e sagacia tattica.
Finisco le manovalanze, lindo e pinto. Tolgo il supporto da 3 mm dalla macchinetta. Vado dai koreani a farmi dire se il taglio e' omogeneo. Stavano giocando alla Play. Ovviamente non mi hanno neanche visto, ma mi hanno semplicemente liquidato dicendomi che andava tutto bene. Mmmh, qualcosa mi ha suggerito che non dovevo fidarmi. Torno in bagno, toccandomi i capelli e cercando di capire, grazie ai miei sviluppatissimi sensori tattili, se c'e' qualche ciocca alla Mirko dei Bee-Hive ancora da tagliare. C'e'. Allora, ormai provetto, prendo la macchinetta con disinvoltura e vado spassionatamente a muovere il gesto sulla tonda nuca. Bravo coglione sisottoooo! Ma bravooooooo! Come e' facile immaginare, prima di radere non ho rimesso il supporto da 3 mm. Uguale, mi sono fatto una vasca da bagno scavata dietro la testa. Ma la vera umiliazione arriva adesso. Sento che il danno non e' dei piu' lievi. Mi faccio coraggio e chiedo a Jay, il mio compagno di stanza koreano, di dirmi cortesemente di che portata e' il solco.
Lui non risponde. Prende direttamente il cellulare e inizia a scattarmi foto. In tutto questo, ride come un pazzo. E coinvolge anche gli altri koreani. Che iniziano a ridere anche loro.
In quel momento, in cui avrei voluto avere un mitra tra le mani, ho realizzato che mi ero fatto il danno. Grazie, bery bery kind.
E cosi', for the first time in my life, ho adeguato tutta la capocchia allo sfregio. Il che vuol dire, che mi sono rapato a zero. Le foto di quel simpatico burlone di Jay possono testimoniare.
In pochi giorni mi sono gia' ricresciuti, devo ammettere che sono comodi, pratici e non mi stanno manco male. Me fanno piu' maschhhhchio.




Pensieri che mancano

E per la prima volta dopo piu' di tre mesi, oggi, spontaneamente non ho potuto arrestare i pensieri, che si sono proiettati come cavalli al galoppo nelle immagini immaginate di quando tornero'. Si oggi ho vissuto con la mente in Italia. Mi manca tutto. E ho pensato a come sara', o meglio, a come mi piacerebbe che fosse. Ho pensato agli abbracci, agli sguardi, al calore, alle cene, alle risate, al mega festone che vorrei fare a Perty. Avevo Fields of Gold nelle orecchie. Ho immaginato ogni scena, con ogni singola persona a cui tengo. Non so perche', e' tutto venuto da se'. Come uno sfogo. E' una pezza essere cosi' distante. Ma la sto governando bene. Prima le persone e le cose mi mancavano col pianto. Adesso quando ci penso, sorrido. E si accavallava ogni momento. I pensieri come onde. Sulle quali ho surfato. Nella memoria, nei sogni, nelle speranze, nei luoghi, negli odori, nei colori, nei sapori. Pensieri vissuti sulla pelle. Pensieri che mancano. Pensieri riempiti di immagini e parole. Pensieri che cercano calore. Pensieri al sole. Che non vedo l'ora di condividere.

Ma che cos'è quel nodo in gola
Che mi assale che cos'è
Sei qui con me
E questa assurda solitudine perché
Ma che cos'è se per gli aironi
Il volo è sempre libertà
Perché per noi
Invece c'è qualcosa dentro che non va
Che non va

Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia
Di una strada, di un amico, di un bar
Di un paese che sogna e che sbaglia
Ma se chiedi poi tutto ti da

Chissà perché si gira il mondo
Per capire un po' di più
Sempre di più, tu vai lontano
E perdi un po' di ciò che sei
E poi perché un'avventura
è bella solo per metà
Mentre si va, quel dolce tarlo
All'improvviso tornerà, tornerà

Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia
Di una strada, di un amico, di un bar
Di un paese che sogna e che sbaglia
Ma se chiedi poi tutto ti da

Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia

Di una strada, di un amico, di un bar
Di un paese che sogna e che sbaglia
Ma se chiedi poi tutto ti da.

E Romina? Al-Bagno!

Io porto le scarpe Chicco


Devi farne di strada, bimbo

se vuoi scoprire come è fatto il mondo
Con le tue scarpine Chicco, corri nel sole
giochi alla vita, che cresce
insieme a teeee
E se la sera ti fa un po' paura
trovi un amico, che a casa
t'accompagneraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

Scarpe Chicco. Per bimbi svegli!

Notte.

Notti calme, sogni belli
Filtrofiore Bonomelliiiiiiiiiiiiii...

Filtrofiore Bonomelli. Per quando ti togli le scarpe Chicco!

Ma Puzzola? O non Puzzola?
Con Ti-mo-do-re non puzzola più!

Timodore. Per quando te le rimetti! Sempre le scarpe Chicco!

Ecco, ora inaugurerei un contest sui jingle più assurdi delle pubblicità di quando eravamo piccoli. Via alla sfida! Chi trova il più trash, vince una Novelle Cousine!

Apri Novelle Cousine! (clap-clap) Scopri che cosa c'è! (clap-clap)

"Wow! Il frigo! Il lavello!"

Apri Novelle Cousine! (clap-clap) Ha qualche cosa in più! (clap-clap)

Novelle Cousine! Per quando ti fai le scarpette!
Sempre della Chicco!


Da Gig!

martedì 3 luglio 2007

Buongiorno amico

Ci riuscirai, ne sono sicuro. Ho passato anche io lo stesso periodo. Con coraggio, e trovando tanta forza dentro, se ne viene fuori, anche quando sembra un tunnel senza uscita. Ma e' proprio quello il momento, in cui si cambia o ci si accontenta. Sono stato un anno a pensare o meno di cambiare, di sterzare. Un anno di autogiustificazioni interiori per non fare il salto. Mi creavo le scuse per non decidere. Perche' e' la cosa piu' difficile mettersi in gioco, affrontarsi per poi affrontare. Mi sono fatto andare bene la vita, finche' questa emergenza non e' diventata impellente, non piu' sotterrabile, non piu' ignorabile. Mi partiva dallo stomaco. Ma bada bene, non mi partiva la voglia di fuggire. No, non e' una fuga la voglia di cambiare. E' semplicemente voglia di stare bene con se' stessi e col mondo. Liberarsi da quell'ansia quando ti alzi la mattina e che dura per tutto il giorno. Quel maledetto pugno allo stomaco che non ti abbandona mai e non riesce a farti vedere serenamente le cose e vivere con tranquillita' la vita. E' il male del nostro tempo. E allora mi sono detto: o cambio adesso, o mi affronto adesso, o cerco di salvarmi adesso, o mai piu'. La voglia di migliorarmi e di salvare il mio benessere mi ha spinto a fare questa scelta. Drastica, sicuramente. Ma proprio per questo efficacissima. Ero arrivato alla condizione in cui o mi riprendevo la vita, o morivo dentro. O mi salvavo o no. E sono dovuto arrivare al limite, a soffocare, per decidere. E a mali estremi, estremi rimedi. Questo viaggio "interiore", mi sta insegnando che noi possiamo creare il nostro destino. Mi sta insegnando che non voglio una vita di compromessi, mai piu'. La vita e' pulita, semplice, chiara. O e' si o e' no'. In tutto. Amore, lavoro, amicizia, e tutto il resto. Basta porte socchiuse, basta frasi lasciate a meta', basta indecisioni, discorsi a mezza bocca, basta egoismo, basta affrontare la propria vita da dietro le quinte cazzo! Ne siamo i protagonisti principali! E io voglio lottare sul palco, in faccia a tutto e a tutti. Non ho niente da nascondere. La vita e' di petto, in faccia, al sole. E non me la faccio decidere piu'. Questo ho capito, di nuovo. Sono stato l'opposto di me per due anni. Debole e insicuro. Questo viaggio, che sono felice di aver scelto e di stare affrontando, mi ha ridato quello che avevo perso, il primo bene, il piu' importante. Me stesso. Perche' prima o poi, per quanto possiamo giustificarci, nasconderci, accontentarci, commiserarci della nostra vita, prima o poi i conti con noi stessi dobbiamo farli. Tanto arrivano per tutti. Ed e' li che bisogna avere la forza e il coraggio di capirsi. Di AFFRONTARSI. E' la battaglia piu' difficile. E piu' ritardiamo a farla, piu' poi sara' ancora piu' difficile da vincere. Io ho vissuto la mia Tesi, poi la mia Antitesi. Adesso sto vivendo la mia Sintesi. CONSAPEVOLE di me, dei miei valori e dei miei limiti. Ora conosco il mio lato luminoso e il mio lato oscuro, come un Siso Skywalker. Ed e' un percorso che va avanti giorno per giorno. E ti giuro che scoprirsi e' meraviglioso. Ogni persona che incontro, ogni cosa che faccio, ogni luogo che vedo, e' una pennelata di colore che va a contribuire al disegno della mia personalita' e della mia persona. Libero di rapportarmi alla vita, sono libero di rapportarmi a me. Non ci si conosce stando chiusi in una torre, o isolati nella malinconia a pensarsi addosso. E anche questo l'ho imparato. Lo scambio, l'accettazione delle diversita', la curiosita', il non giudicare, l'umilta', la voglia di aprirsi di dare e di ricevere spassionatamente, la gioia negli occhi per le sfumature, l'apprezzare e il saper cogliere i dettagli, che sono quelli che fanno la differenza, lo svegliarsi con il sorriso e la fiducia, l'essere una spugna e un generatore allo stesso tempo, vivere l'osmosi con l'ambiente e le persone. Cosi' io mi sto conoscendo. Aperto. Always on. E la mentalita', lo stile di vita di questo paese mi stanno aiutando tanto. E' un viaggio che consiglierei a chiunque, e' un posto che mi sta dando la serenita' di affrontare l'altro viaggio, quello dentro. "Gnoti se auton", diceva Socrate. Conosci te stesso. Amati, aggiungo io. E l'amore per te, ti fara' amare il mondo, e il mondo ti amera' a sua volta. Non e' un discorso da santone. Ma di uno, un amico, che le sue battaglie interiori le sta vincendo. Se lo vuoi davvero, abbi la forza di cambiare. Non accontentarti mai. E non scendere a compromessi, con te stessa e con il tuo benessere e la tua serenita' prima di ogni cosa. Non lasciare che gli altri decidano chi sei, perche' purtroppo in Italia spesso e' cosi'. Fai cio' che ti fa stare bene. Conti tu per te stessa. Decidi tu, chi sei. E se nn lo sai ancora, prenditi il TUO tempo, viviti, ascoltati, affrontati e capiscilo (sisotto docet...). E scegliti felice, dovunque, comunque, sempre. Meglio coltivare un campo di patate ed essere felice, che morire di pressioni e di ansie per un lavoro che ami ma che chiede solamente, senza dare amore in cambio (il campo almeno ti da' le patate... ;-). (Magari le ragazze possono coltivare cetrioli...). Conta l'amore. In ogni cosa. Punto. E preferisco essere lontano per un po' di tempo, ma capirmi e poi vivere sicuro di me, di chi sono e di cio' che voglio chiaramente, qualsiasi cosa sia, che vivere una vita in cui non c'ho capito una mazza perche' non mi sono affrontato e non mi sono preso il MIO TEMPO per capire che cazzo ci faccio su questo pianeta. Creati le tue onde e traccia la tua rotta. Non lasciare a nessun'altra cosa il potere di non farti essere felice, nella vita, in amore, nel lavoro. "Il tuo cuore e' libero" - diceva William Wallace - "abbi il coraggio di seguirlo".
Cosi' volevo darti il mio buongiorno, mia amica Genzana.
E' la mia "sveglia".
E buongiorno a tutte le persone che leggeranno.

P.S. (Post Sisottum)
Complimenti per il tuo articolo su Epolis sulla Musulmana (che patata...!).
Mi e' piaciuto tantissimo. E il titolo specialmente.
Grande giornalista di confine, di frontiera! Mi piace il tuo taglio.
Nella foto ti sta bene. hahahaahaah.