giovedì 22 novembre 2007

Tornando al presente

Tornando al presente qui sta arrivando ad ognuno un bel regalo.

Sydney sta scartando l'Estate.
E' ancora impacchettata, eppure piano piano esce fuori.
E' cosi' strano vederla con tutto gli addobbi Natalizi per le strade. E' il mio primo Natale al caldo. Una sensazione unica, come la Coca Cola. In pantaloncini, infradito, maglietta. Si dorme in mutande. Come l'estate italiana insomma, solo con Babbo Natale a far da guardaspiaggia e i re magi sulla tavola da Surf che portano oro, incenso e birra (scontata sta battuta, I feel ashamed). Invece della neve si gioca a pallate di sabbia e il presepe non esiste. Qui non e' tradizione. Ma c'e' l'Albero, che sta proprio a Town Hall e in tutti i food court e centri commerciali possibili.




Noi amici ci regaliamo dei bei momenti insieme, specialmente nel fine settimana.







Questo s'e' regalato sto bel taglio di capelli. Che tipino a modo.




L'agenzia si e' regalata, grazie al suo lavoro (e ai suoi lavoratori) un posto tra le Top 3 Agencies in Australia e New Zealand. Siamo in corsa per il titolo di "Agency of the Year 2007".




Ben e Richard, la coppia creativa a me dirimpettaia, e' oggi su bestadsontv.com, con la campagna stampa per "Sanyo Underwater Camera". Il regalo per loro e' che la campagna e' stata selezionata da Jan Jacobs e Leo Premutico (giudici della settimana per il sito), i due ex Executive Creative Directors di Saatchi&Saatchi New York che ora hanno creato una loro propria agenzia, sempre a New York. Sono tra i creativi piu' premiati e conosciuti al mondo.
Ah, ma ve l'ho detto che Leo Premutico e' australiano ed era il copywriter di Dave (il mio Art) fino a qualche anno fa? Dave ora mi sta raccontando tutta la storia. Bella Premu', sei mejo te!




Io?
Io, nell'attesa, mi sono fatto un regalo da solo.
Per andare a vedere Aotearua.
Anche lei e' fatta a stivale, solo che sottosopra.

mercoledì 21 novembre 2007

Wind of change

E' una settimana che non scrivo.
E' stata una settimana in cui ho imparato la lezione piu' importante della mia vita.

L'importanza di accettare il cambiamento come parte fondamentale di essa.
Come e' impegnativo prendere coscienza che viviamo in uno stato di cambiamento perenne. Niente di certo, niente di sicuro, niente di stabile o conosciuto dall'inizio alla fine. Tutto passa, "panta rei" diceva Eraclito. Ma lo impari solo quando le acque in cui lui immerse le mani deducendo l'essenza dell'esistenza scorrono dentro di te.

Sto per cambiare di nuovo.

Non ho neanche il tempo di assaporare quello che ho fatto finora, qualcosa di cui vado cosi' orgoglioso che potrei camminare a cuore aperto senza lasciare che nessuno e niente mi ferisca.

Ma la vita ti prende, ti trascina, ti 'costringe' a seguirla e tu non puoi fare altro che lasciarti andare al suo fluire, accettando la tua natura e seguendo il corso che lei ti ha riservato e che lei solo sa. E noi umani che tentiamo di dargli un senso con la razionalita', le ideologie, queste griglie mentali che applichiamo alla realta' per non venire travolti dalla sua complessita', insensatezza, incoerenza. Non c'e' modo di capirla, neanche le religioni ci riescono. E la vita ti avverte, lo "senti" quando arriva il vento del cambiamento, se sei abbastanza sensibile da cogliere i dettagli. Sfumature, particolari, sono quelli che fanno la differenza. Li cogli, capisci, non puoi fermarti, ma non sai dove ti porteranno. La vita e' sconosciuta, e' un fiume d'acqua sempre nuova, e' un momento da catturare al volo e da conservare per un istante, come quando riesci a prendere una farfalla tra le mani ma poi lo sai che la devi lasciare andare. Godi dell'attimo. E' l'attimo da assaporare e da respirare finche' non scoppi di emozioni perche' quell'attimo non tornera', e lei, la vita, e' gia' pronta a portarti su una strada che non conosci.

Scrivo il mio elogio al cambiamento, perche' io ho imparato a cambiare.
Senza paure, senza freni, senza cinture mentali che mi trattengono a forza, senza ancore che mi fermano al molo, senza lacci che mi tarpino le ali. E' il segreto. Accettarsi, ascoltarsi, seguirsi, e andare avanti senza aver paura.
E' impegnativo essere responsabili di se' stessi.
E' impegnativo sentirselo addosso.
E' impagnativa la coscienza di essere completamente al centro della tua storia personale.
Mi sento un uomo nel mondo adesso, solo.
Posso andare ovunque, conoscere chiuque, anima, occhi, cuore, mani, polmoni, aperti a questo pianeta. Lo sento, lo respiro. Lo ascolto. Mi ascolto. Sono io l'unico responsabile delle mie scelte e delle mie azioni. Non c'e' influsso esterno, non c'e' interferenza, non c'e' disturbo.
Sono libero da tutto.
Siamo io e la mia vita.
Non mi ero mai sentito cosi' prima d'ora. Non ero mai stato cosi' consapevole dell'importanza di accettare i cambiamenti. Mi spaventavano, mi terrorizzavano, mi bloccavano, mi pietrificavano. Mi lasciavano sul posto mentre dentro qualcosa urlava di camminare. Ma lo sapevo, lo sapevo che questa era la mia piu' grande paura, la paura di cambiare. Di rischiare, di rimanere da solo. E ora che sono da solo, ho imparato a rischiare, a prendere la mia vita per i coglioni e stringerla finche' non mi e' uscito un grido da dentro che mi ha liberato da tutte le mie paure. Conoscevo da tempo questi miei nemici. Sono partito da solo per affrontarli. Questo viaggio e' uno specchio. Me davanti a me. Li ho sconfitti, tutti quanti, imparando ad accettare la mia indole, la mia profonda natura. E il respiro adesso e' intenso e coraggioso. Come il vento che sta soffiando in questi giorni. Lo seguiro', a testa alta, petto in fuori, qualche provvista, zaino in spalla e tanta voglia di camminare ancora. Con le mie scarpine chicco, ovvio.
Come un piccolo Sishobbit.



"Life is about not knowing, having to change, taking the moment and making the best of it, without knowing what's going to happen next."

Gilda Radner


giovedì 15 novembre 2007

Ottanta voglia d'ottanta






Noi che la penitenza era 'dire, fare, baciare, lettera e testamento'.
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella.



Noi che giocavamo a 'Indovina Chi?' e conoscevamo tutti i personaggi a memoria, tipo Sam.
Noi che giocavamo a 'nomi, cose, animali e città' (e la città con la D era sempre Domodossola).
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini.
Noi che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio segreto'.
Noi che giocavamo a 'Merda' con le carte.
Noi che, come dicevano i Duran Duran, eravamo 'Wild Boys'.



Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la bic.
Noi che avevamo i cartoni animati belli.
Noi che 'Si ma Julian Ross se solo non fosse malato di cuore sarebbe piu forte di Holly e Mark Lenders...'
Noi che guardavamo 'La Casa Nella Prateria', 'Candy Candy' e 'Georgie' anche se mettevano tristezza.
Noi che le barzellette erano Pierino, il fantasmaformaggino o un francese, un tedesco e un italiano.
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.



Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero.
Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo.
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.
Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro cromo, e più era rosso più eri figo.



Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli (io mai, devo ammetterlo).
Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2.
Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.



Noi che 'I ragazzi della terza C'. Lazzarettiiiiiiiii! A Brune' stai in una botte de' fero.
Noi che il 'Disastro di Cernobyl' vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina.
Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.
Noi che però sapevamo che erano le 4 perché stava per iniziare BIM BUM BAM.
Noi che si faceva merenda con la tazza di latte, pane e nutella mentre si vedevano i cartoni.



Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perché c'era Happy Days.
Noi che il primo novembre era 'Tutti i Santi', mica Halloween.
Noi che a scuola con lo zaino Invicta e la Smemoranda.
Noi che all'oratorio le caramelle costavano 50 lire.
Noi che ci dividevamo le 'goleador' alla liquirizia o alla coca cola.
Noi che il gelato disbanded era il 'Piedone' Eldorado. O il 'Twister'!



Noi che la bocca sfriccicava al sapor di 'Frizzy Pazzy'.
Noi che si suonava la pianola Bontempi.
Noi che la Ferrari era Alboreto, la Mc Laren Prost, la Williams Mansell, la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini!!!!!
Noi che la merenda era la Girella e il Billy all'arancia.
Noi che le macchine avevano la targa nera, i numeri bianchi, e la sigla della provincia in arancione.
Noi che guardavamo allucinati il futuro nel Drive In con i paninari.



Noi che il Twix si chiamava Raider e faceva competizione al Mars.
Noi che giocavamo col Super Tele perchè il Tango costava ancora 5 mila
lire e.. 'stai sicuro che questo non vola...'
Noi che vedevamo 'Il pranzo e' servito'...ta-ra-na-nna-nnaa-naaa-naaa-nanna-na- naaaaa-taaa-nanna-nanaaaa-ta-ra-na-nna'-nna'!
Noi che le All Star le compravi al mercato a 10.000 lire.
Noi che le Reebok 'Pump', che dovevi gonfiare il palloncino da basket sulla linguetta.
Noi che avere un genitore divorziato era impossibile (Pinuzza e Fefotto go for gold together!).



Noi che la bici era la Bmx. Ma c'era anche chi aveva la 'Graziella'.
Noi che tiravamo le manine appiccicose delle patatine sui capelli delle femmine e sui muri.
Noi che abbiamo avuto tutti il bomber blu , nero, argento e verde con l'interno arancione e i miniciccioli nel taschino.
Noi che se eri bocciato in 3° media potevi arrivare con il Fifty ed eri un figo della Madonna!!!
Noi che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
Noi che siamo stati queste cose e gli altri non immaginano nemmeno cosa si sono persi.

lunedì 12 novembre 2007

Come cantava giustamente Raf...


...cosa restera' di questi anni ottanta...?

...chi la scattera' la fotografia...?


Papa'. L'ha scattata papa'.

Ecco la famigliola al tempo. 1986/87.


Il Commenda e il Manzu.



L'Adriana e il Manzu.



La Pinuzza.



Il Fefotto '89.



Quel bambacione del Manzu.



Il Sisottottanta.


Secondo me, gli anni ottanta, restano insuperabili.
A partire dagli 'Europe'.
The Final Countdown
il mio primo 45 giri.
Joey Tempest il mio mito.
La jeep militare a pedali la mia auto.
Jasmine la mia donna quando interpretai il principino alla recita.
E soprattutto, potevo ancora permettermi di gridare da seduto sulla tazza: "Mamma, ho fatto....!".

Gli anni ottanta sono gli anni ottanta.

Newtown Festival



Ieri sono stato al Newtown Festival.
Newtown e' il quartiere piu' stravagante di Sydney. Se cerchi qualcosa di particolare, in termini di persone, vestiti, oggetti, locali, lo puoi trovare li'. Sono andato con Amelie (abbracciantemi nel riquadro) ed il nostro gruppetto di amici. Siamo stati bene. Non sono un frequentatore di Festival affollati e birreschi, ma questo mi e' piaciuto. Una giornata in un bagno di sole e di gente di tutti i tipi. Birra, tanta musica, stands, baldacchini, prodotti eccentrici, accampamenti di plaids e piedi nudi sui prati del parco. Nice one. Purtroppo ho dimenticato la macchinetta fotografica a casa e non ho pututo registrare nessuna immagine. Nelle orecchie ho registrato pero' la musica di una band che si e' distinta tra tutte: King Farook. Gruppo multietnico di Sydney dal sound Funk, Hip Hop & Rock. Bravi. Proprio quello che ci voleva dopo ore di gruppi Heavy Metal (che di solito la fanno da padrone in queste manifestazioni). Tra le avanguardie del panorama musicale downunder oltre ai King Farook, segnalo i sempre piu' noti 'The Cat Empire'. Band alla 'Buena Vista Social Club', solo che di Melbourne. Non hanno suonato in questa occasione perche' impegnati in un tour europeo (saranno anche a Milano il 20 Novembre). Loro si muovono su ritmi mescolati di Jazz, Funk, Ska, Latino, Hip Hop, Swing e molte influenze R&B. Qui una delle loro canzoni che mi piace di piu'. Qui un'altra.

Se invece volete della sana musica country Australiana, quella passionale ai limiti del tamarro dell'Outback, Lee Kerneghan e' l'uomo giusto. Canta di uomini veri. Uomini di grandi valori. Allevatori, cowboys, agricoltori con i controcoglioni che vivono negli sconfinati spazi del grande bush australiano. (N.B. il bush australiano non e' il Bush americano vestito alla Crocodile Dundee, ma e' l'entroterra immenso e desolato tra il Queensland e il Northern Territory. Si dice che di questa zona sia ancora da ultimare la mappatura. E' uno dei luoghi piu' aridi e mortali del pianeta). E' una figura curiosa quella di Lee, perche' nel Queensland e' un mito mentre nel resto del continente non lo conosce quasi nessuno. A me piace, mi sa di cantore genuino e sanguigno che mette in note la sua Patria. Un Toto Cutugno con la faccia di Kevin Spacey. Here you go chaps, check 'The Spirit of the Bush'.
Sounds rude, sounds good.