martedì 31 luglio 2007

Siso to Surf



Come un piccolo Rocky Bilboa (si, sono abbronzato...), mi sto allenando duramente per l'importantissima, storica, strafamosa, oceanica, Corsa di Sydney, la 'CITY TO SURF'. 14 kilometri di passione dal centro della citta' (Hyde Park) a Bondi Beach, passando tra le salite e le discese di tutti gli Eastern Suburbs. Un guerriero. Da un mesetto sto andando a correre 4 volte la settimana, 8 km a botta. Sabato e domenica mattina fissi, piu' due volte a scelta prima o dopo il lavoro. Di solito dopo, alle 7 am c'e' ancora da gelarsi. Scendo di casa, mi faccio tutto Darling Harbour, poi King Street Wharf, di li' costeggio il molo infinito (mentre guardo degli appartamenti sul mare da svenimento) che finisce a The Rocks. At The Rocks passo sotto l'imponente Harbour Bridge, godendomi la vista mozzafiato su North Sydney. Giro la testa di nuovo sulla strada e, dopo aver fatto 'pit stop' al negozio di Giorgio "Willy Wonka" per qualche caramella al volo (una 'volamella', una volta me le ha tirate mentre passavo...) sono a Circular Quay, piena di traghetti grassottelli che vanno e vengono allegramente tra le baje. (Intermezzo: ma una baja piena di cani e' una "abbaja"?). Quindi giro tutt'intorno e sono davanti all'Opera House. Seguo il suo perimetro, ma spesso mi fermo a meta', per fare stretching, con l'ipod nelle orecchie e le barche che veleggiano davanti. Indi riparto e proseguo per i Bothanical Gardens. Li attraverso, senza fare a meno di ammirare ogni volta le magnifiche piante e le magni-fiche che incrocio. Questo e' il punto in cui corro all'indietro. Dai giardini poi risalgo fino alla zona del Domain, un grande prato verde, dove nascono speranze, che si chiamano ragazzi...questo e' il grande prato dell'amooooooooorrrrr. (A volte lo percorro per due giorni di seguito, Oggi e Domain). Fatto il Domain, sto quasi fatto pure io. Ma 'tiro su' (mamma scherzo eh, lo sai che non mi drogo) fino ad Hyde Park e da li' chiudo il girone panoramico lungo il 'groundline' della City arrivando a casa.



E non potete capire che emozione fare tutto questo percorso di notte. Attraversare Sydney di notte e' come correre attraverso il cielo stellato. Penombra e calma sono i soli collegamenti che ti portano a tracciare le linee della tua corsa tra le persone, fino alle prossime punteggianti luci delle case. E allo stesso tempo senti che questa citta' e' tua. Anzi, che tutto il mondo e' tuo. E i piedi viaggiano sicuri, perche' si fidano di quello che stai costruendo con le tue mani. Perche' quella che stai facendo e' piu' di una corsa per una gara. E' una corsa per diminuire la panza.
E quando finisci ti applaudi da solo, Bat-Man.

Tantissimi si stanno preparando a questo evento. Ad ogni ora del giorno si vedono persone di tutte le eta' che corrono. E' vibrante osservarli. E' vibrante osservare tutta questa partecipazione, questa voglia di esserci insieme, anche solo per camminare magari. Perche' il bello di questa manifestazione, e' che e' una manifestazione vera a propria. Un po' come accade anche a Roma. Tutta la citta' scende lungo il percorso, indipendentemente dai corridori professionisti. C'e' chi arriva pitturato da puffo, chi mascherato da gorilla. In tipico stile 'take it easy' insomma.
Io mi sa che mi vesto da Sisotto.
E poi? E poi tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare, n'e' vero.

Ora scappo da lavoro. Chiedo scusa, ma sono di corsa.

http://city2surf.sunherald.com.au/index.asp


domenica 29 luglio 2007

Anche la pancia è sottosopra.


Oggi, domenica 29 Luglio, per la prima volta da quando sono qui non mi sento molto bene. Ho un po' di febbre e mal di pancia. Deve essere qualcosa che ho mangiato, ma sarà anche l'influenza che sta girando a Sydney. L'inverno è passato, si sente già odore di primavera. Le giornate sono calde ma le mattine e le sere sanno ancora gelidamente dire la loro. L'escursione termica è notevole. Ecco spiegati, credo, i miei malannucci. Oggi sarei anche dovuto andare a fare il Candyman. Che peccato. Giorgio, un'altro ragazzo che è venuto qui dall'Italia qualche mese fa, lavora in una 'Caramelleria', uno Sweet Shop. Eh sì, fa le caramelle. Le fa proprio lui, con le sue mani. Una volta sono andato a vederlo e sono rimasto a bocca aperta (così ero già pronto per mangiare le caramelle...). Il bancone è a vista, tutti possono osservare la maestria, poi, nelle stanze poco addietro si possono intravedere i pentoloni di caramello che bollono fumanti. Sembrano alambicchi da alchimista. Il suo negozio è un laboratorio alla Willy Wonka. Dà benessere osservarli mentre versano gli impasti nelle forme, tagliano, arrotolano, mischiano i gusti, guarniscono e confezionano. Tutto lì per lì. E poi, si degusta. Esperienza fragrante. E oggi, dato che gli mancava una persona al banco del mercato di The Rocks (il mercato etnico-artigianale domenicale), ci eravamo messi d'accordo che sarei andato io. Invece, eccomi qua. Quanto rosico. Mi sarei divertito, oltre al piacere di aiutare Giorgio. Ma niente, sto qui a casa 'mezzo-mezzo', che un po' scrivo e un po' vado al bagno (sto facendo un altro tipo di caramelle...). Spero ci sarà una prossima volta, l'idea di fare il Candyman per un giorno mi delizia, è una dolce esperienza da non scartare.

Visto, quindi, che sono a casa, mi va proprio di aggiornare questo mio diario con gli aneddoti di queste settimane.



Due sabati fa (14 Luglio) sono stato a Manly, l'incantevole baja a 40 minuti di traghetto da Circular Quay (il porto di Sydney). Era tanto che non ci andavo, l'ultima volta sarà stato 2 mesi fa, con la fine dell'estate. Sono andato con Amelie, la mia amica francese di vicino Versailles. Lei è una ragazza che ha sangue misto, papà francese e mamma vietnamita. E' una persona molto dolce, sempre sorridente e di buon umore. E' qui a Sydney da un anno e lavora alla CityBank come Business Analyst. Ha uno stile leggero ma allo stesso tempo elegante. E' esattamente come un bel thé in giardino la domenica pomeriggio al sole. Calma, pacifica, culturalmente attenta e curiosa, e poi ha un bel senso dell'umorismo. La vedo sempre volentieri. E' una piacevole e sorridente compagnia.



Anche con Francesco ormai, capita spesso che nei weekend ci vediamo tutti e tre per pranzi, thé o passeggiate.
Quel sabato a Manly è stato così. Sereno e soleggiato. Una chiacchierata lungo la spiaggia con la primavera alle porte. Storie, racconti della propria vita, esperienze, cazzate, interrotte solo dalle onde lunghe che arrivavano a bagnare piedi e rinvigorite poi da una bella cioccolata calda in un baretto sulla riva. Devo dire che la cioccolata calda in riva al mare è stata un'esperienza 'caldo-freddo' stranissima, ma gustata fino all'ultimo cucchiaino. Ho fatto parecchie foto, i colori del cielo e il panorama di Manly si prestano, anzi, più che si prestano, si regalano proprio, all'occhio dell'osservatore e a quello della camera.
E' stato un sabato denso, niente da aggiungere, se non la panna sopra la cioccolata. :-)


venerdì 27 luglio 2007

Vaffanculo Day



Io sono con Beppe Grillo. Partecipo, lotto, anche da qui.

Iscriviti al V-Day su www.beppegrillo.it

Lettera alla Creativita' Italiana

Ho scritto tempo fa' questa lettera. C'ho messo 'er core'. E' una lettera di protesta e di incitamento. E' un manifesto. E' tutto quello che ho dentro e che penso a riguardo del ruolo e del valore della comunicazione in Italia. E' una lettera incazzata. Che ho scritto in risposta alle solite, futili, perenni, banali, piccole chiacchiere (presenti sul blog dell'ADCI) a proposito degli immeritati premi presenti nell'annual italiano, del basso livello della nostra comunicazione e del suo costantemente assente riconoscimento a livello mondiale (bla, bla, bla, bla). Ho detto la mia a cuore aperto. E' un messaggio che non critica e non giudica. Vuole essere uno stimolo, una miccia, una 'sveglia' contro una mentalita' che ci sta portando al collasso, come settore lavorativo e come Paese in generale.

L'ho inviata ai membri a capo dell'ADCI. Non ha avuto risposta.
L'ho inviata a chi ha posizione e autorita' per influire ed iniziare a cambiare le cose. Non ho avuto risposta.
Ma mi rifiuto di credere che tutta la creativita' italiana sia ormai irrimediabilmente sottomessa al sistema. Dedico questa lettera a chiunque la leggera', pubblicitari e non, amici e parenti, vicini e lontani. Ho scelto di pubblicarla sul mio blog, perche' non avendo avuto risposta con i 'normali' mezzi di comunicazione, provo ad averne su questo piu' 'moderno', chi lo sa, magari alla fine si rivelera' un canale migliore.
Io penso questo:


- LETTERA ALLA CREATIVITA’ ITALIANA -


CON LA CAPOCCIA SOTTOSOPRA.
(di Simone Bartolini, Creativo, Sydney, Maggio 2007)


Ma perche' invece di queste annose, banali, ovvie, scontate, futili chiacchiere, non cominciate a fare davvero qualcosa? Passate ai fatti, drastici. Dritti al cuore. Tutti che propongono, inventano tecniche assurde per giudicare ed essere giudicati nel modo piu' conveniente possibile. Parole, parole, parole, dette nel modo piu' intelligente, veloce, brillante, "impattante" (odio profondamente l'accauntese come lingua) per cercare di trovare soluzioni che non risolvono il problema alla radice.

Non ha senso.

Soprattutto perche' la pubblicita' non e' per i pubblicitari ma per le persone. La gente che rincoglioniamo ogni giorno con i nostri vezzi creativi, per i quali tanto soffriamo nel momento degli ambiti premi. Ma che senso ha tutto questo? Facciamo pubblicita' per autocompiacerci o per parlare agli altri? Qual' e' lo scopo del nostro mestiere? Soddisfare il nostro ego? Vincere premi per poi poter cambiare agenzia e guadagnare di piu'? Soldi, lustrini, fama. Tutti guru. Tutto qui? E poi? E' questo il vero fine nel lavoro di un comunicatore? Credo che la parola comunicazione sia imprescindibilmente connotata come dialogo tra due o piu' persone, non come monologo autocompiaciuto. Sono le persone a cui parliamo che dovrebbero avere un ruolo dominante nel GIUDICARE il nostro lavoro. Basta col vivere in un sistema egoriferito, dove comunicare all'esterno sembra solo un pretesto per parlarsi addosso. Senza risultati per altro.

Fate qualcosa.
Io il mio passo l'ho gia' fatto.

Sono uscito da questo pantano. Per vederlo da lontano, capirlo, capire come funziona davvero la comunicazione. Capire cosa funziona negli altri e in noi no. Ho scelto di seminare in terreni piu' fertili. Ho scelto di mettermi in discussione per primo. Ho scelto di seguire le mie inquietudini e la curiosita' di scoprire, vedere, toccare con le mie mani un altro approccio alla vita e a questo mestiere. Per imparare, crescere, e poi tornare anche solo con un'idea, una sola, che possa contribuire a migliorare un sistema, quello italiano, che e' una morsa che ci sta stritolando giorno dopo giorno.

Insofferente per un modo di vivere e di lavorare che mi stava soffocando, invece di continuare a piangermi addosso, a lamentarmi di quello che non va e di dire, MA NON FARE, quello che andrebbe fatto, sono partito. Da solo. Botta da savio.
A 26 anni, di cui gli ultimi 3 in Y&R Roma, mi sono licenziato, questo febbraio e a marzo sono arrivato a Sydney. Messa in discussione totale della mia vita e del mio lavoro che, per un creativo, sono la stessa cosa.
Ho voluto fare una prova, un'esperienza.
Che c'e' dall'altra parte del mondo? Di cosa, di quali stimoli mi posso nutrire? Cameriere, venditore porta a porta, lavapiatti, centralinista per campare il primo mese. Lo ammetto, e' stata dura. Tra iniezioni di fiducia da casa e pianti di malinconia e solitudine. Non e' facile mollare tutto e partire. Ma per cambiare davvero, si deve soffrire, a volte anche sulla propria pelle. E in tutto questo nei ritagli di tempo con le unghie chiamavo anche sei volte al giorno un'agenzia per avere un colloquio. Ne ho viste 22 in un mese e mezzo.

Risultati?

Da maggio sono assunto regolarmante come copywriter in Whybin\TBWA Sydney. E vi giuro che questo mese e' bastato per capire che all'estero questo mestiere e' un'altra cosa.

Ma non perche' sono migliori le idee. No! Noi ce le abbiamo eccome! I pensieri, la cultura, i concetti taglienti, i giocatori ci sono! E' il terreno di gioco che manca in Italia. Il contesto. L'ambiente non e' sano. Facciamo campagne in condizioni ambientali che non ci consentono di gareggiare liberi e leggeri come qui in Australia o in altri Paesi. Abbiamo ostacoli esterni e ci autocreiamo quelli interni (vedi inutili discussioni sui premi) quando gli altri vanno avanti e andranno sempre piu' avanti perche' hanno autostrade sociali per muoversi. Autostrade sociali. Invece da noi gli arbitri non sanno piu' come applicare le regole. E i clienti non sono educati. E i giovani borbottano. Come dice giustamente il mio ex CD, "giochiamo a rugby con la palla di marmo". E' un sistema che ha perso i suoi ritmi, i suoi meccanismi, la serenita' di gestione, le tempistiche, i processi lavorativi dentro le agenzie, dove c'e' un sacco di tempo buttato solo per cattiva organizzazione.

Siamo semi buoni in un terreno non fertile. Ecco tutto.

Ora, una ferita su un dito, si cura con un cerotto. Ma non si possono mettere toppe su toppe ad un male esteso a tutto il corpo. Il problema va risolto alla radice. Stiamo solo perdendo tempo e occasioni di confronto e cambiamento, a favore di mere chiacchiere e sperticamenti intellettualoidi per trovare una soluzione superficiale. Il cliente non e' cretino, deve solo essere educato ad una buona comunicazione. E cosi' le persone (anche perche', il famoso "cliente", non e' fatto forse di persone?).

Il cambiamento deve essere radicale, alla base del sistema.
E noi abbiamo forse lo strumento piu' potente per farlo.
Il potere positivo delle immagini e delle parole.

Qui non stiamo piu’ parlando di come scegliere i giurati o di come creare criteri di selezione per gli ingressi delle campagne, qui stiamo parlando della qualita’ della nostra vita. Noi che prendiamo impulsi dalla vita e restituiamo alla realta' sociale messaggi, dipendiamo da questa, e' lei il nostro "cliente".
Cattivo ambiente, cattiva comunicazione.
E' la semplice legge che spiega il perche' di un annual scadente, del nostro anonimato a Cannes e della mancanza di idee valide. E piu' andiamo avanti e piu' sara' cosi'. Ma non lo vedete dall'interno? E allora venite fuori pure voi, perche' e' una vista che fa spavento.
Finiamola con i pareri "secondo me", "secondo te", qui serve il secondo tutti. Tutti insieme. Insegnamo al cliente la giusta mentalita', che poi le belle idee le fa uscire.

Qui accade cosi', come mai?

Eppure non stiamo su Marte. Semplicemente E’ PERMEABILE E FERTILE IL CONTESTO. Le idee vengono presentate con disegni e bozzetti. Semplici, chiare, pulite, normali o soprendenti che siano. Ma senza perdite di tempo. Il cliente e’ educato a riceverle e intelligente abbastanza per guardare oltre a quel bozzetto. No worries. In un meccanismo che funziona, puoi fare come vuoi al suo interno. E pensi senza stress, e le idee ti vengono spontaneamente, senza pressioni. Il cervello va a mille, nella calma. Alla velocita’ dell’uomo. Non del cieco business e della miope cultura della velocita’ e della fretta. C'e' rispetto tra le persone e tra i creativi. Si collabora, si lavora insieme al fine di trovare l'idea migliore per il cliente e per la gente, non per se’ stessi e per i propri premiucci.

Allora guardiamo lontano anche noi Italiani.

Ma come, un popolo di poeti, navigatori, trasmigratori, o di bendati cazzoni? Usiamola la nostra creativita', per cui ci scanniamo (vi scannate, anzi), verso un fine veramente utile. Siamo davvero dei guru? Siamo davvero cosi' intelligenti e brillanti, creativi? Porca miseria! Svegliamo le persone! Parliamogli. Svegliamo noi stessi! E' la mentalita' che va cambiata. La mentalita'. E siamo noi i primi a dovercene accorgere, invece di stare come sempre a piangere e autocommiserarci, a ciarlare di piccolezze, le "piccolezze italiane", di ori, argenti e bronzi. Ma chissenefrega!
Ma non vi siete accorti che il sistema Italia, e il sistema comunicazine quindi, sta implodendo? Ma la osserviamo sta societa' o no? O ci serve solo per prendere spunto per gli annunci finti? Abbiamo uno strumento potentissimo tra le mani.

Con tre parole possiamo smuovere le coscienze.

Non determinare comportamenti, questo no. Ma provare almeno a cambiare gli atteggiamenti alla vita, sperando in cambiamenti di comportamento futuri, questo si’. Se siamo le vere menti che diciamo di essere, non sono i premi a dimostrarcelo, e' la risposta dell'ambiente e delle persone.

Accendiamola sta miccia.
Un rivoluzione creativa? Perche' no?!

In fondo sarebbe l'unica, drastica, soluzione per cambiare davvero qualcosa. In positivo. Bagno di umilta’ totale, ripartiamo da zero. Ripartiamo. Uniti, stavolta.
Mettiamoci in discussione, cambiamo noi, cambiamo la mentalita', cambia la societa', cambia il cliente, escono belle idee, vinciamo premi, in Italia e anche all'Estero, non solo una tantum. Ecco che il circolo torna a girare in modo sano. Per tutti. Chi brama i premi e chi no. Chi crea i messaggi e chi li ascolta. Chi resta, e chi parte.
E’ presuntuoso pensare di poter essere il fuoco che anima il cambiamento culturale di una Nazione? No. E’ una presa di coscienza e un dovere seguirne i dettami morali. E poi, non e’ forse piu’ presuntuoso e malsano, pensare di essere geni, rivoluzionari a parole e ad annuncetti, e tenersi questa genialita’ tutta per se’, lasciando le cose male come stanno e lamentandosene, senza il coraggio di fare qualcosa? Liberiamoci dall’egoismo che ci sta consumando come ragazzi, come lavoratori e come persone.

Io un passo per cambiare l'ho fatto e lo sto vivendo sulla mia pelle.
Spero di aver dato un contributo alla causa. Mia e nostra.

E non sono il solo. Qui ho avuto la fortuna di conoscere un altro ragazzo come me. Francesco Solfrini, ex-account di McCann Roma. Stessa storia. Molla tutto, parte, se ne va. Vive mesi di incertezze e di difficolta’. Ora lavora come account in un’altra agenzia di Sydney. Eh si’, ce l’ha fatta anche lui. Chi si mette in discussione ce la fa. E come vedete, a lottare siamo gia’ in due.

Abbiamo un enorme possibilita’: il declino del sistema sociale e comunicativo del nostro Paese. Piu in giu’ di cosi’ collassiamo nell’immobilita’ mentale e fisica. Prendiamone atto e CAMBIAMO ADESSO. Da subito. E’ un processo lungo, molto lungo. Ma per fare 2000 kilometri uno il primo passo deve pur farlo.

Ringrazio tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fino a qui nel leggere il mio discorso. Sono stato un po' lungo lo so, ma avevo tante cose dentro che non riuscivo piu' a trattenere.
Saro' un idealista, un sognatore, ma sono cosi'. Non posso farci niente. E i miei sogni finora li ho sempre realizzati. Credo nelle persone e nell'energia positiva della comunicazione, usata per finalita' collettive, vere, utili e non egoistiche.
Anche se ovviamente un premio fa piacere a tutti. Ma non puo' essere, ed e' assurdo che lo sia, il nostro maggiore fine.

Grazie.
Saluti a testa in giu'.
Simone.

Mi scuso per gli apostrofi ovunque, ma la tastiera australiana non prevede le vocali accentate.

Francesco Solfrini, detto 'Solfrins'.



E' giunta l'ora che presenti un altro grande compagno di questo mio viaggio. Un ragazzo che ho conosciuto tramite Isabella, gioiosa, biondosa e solarosa giovine fiorentina che ha avuto una bella esperienza come planner qui in GPY&R e che a mio avviso ha una grande carriera davanti (ma pure de dietro non sta messa male, anzi). Questo ragazzo e' Francesco, il 'Solfrins' delle Dumpling Nights. Ex account di McCann Erickson Roma, ha sbroccato ed e' venuto in Australia. E' incredibile quanto sia davvero piccolo il mondo. A Roma lui abita a Giuliano Dalmata, un quartiere a due passi dalla mia Spinacity. Ha fatto il liceo all'Aristotele. Conosce Andrea Giardini (ma Andrea se chiedo ad uno qualunque qui a Sydney, lo conosce pure lui), Andrea Di Tullio (ma che fine hai fatto?), Giuliano Liberati (te sei laureato Giulia'?). Miei compagni delle Medie. Eppure ci siamo incontrati qui. E mi stupiscono, mi meravigliano e mi confortano anche, le affinita' che trovo con la sua persona. In questo momento siamo due specchi. Entrambi nelle stesse identiche situazioni, stati d'animo, sogni, paure, scelte, consapevolezze, quel che ne rimane degli amori, movimenti interiori. E' sorprendente. Stiamo affrontando questa fase del nostro indipendente viaggio, in due, parallelamente. Pronti sul trampolino di lancio, professionale ed emotivo, li' carichi, aperti, col motore acceso, con la fiamma che arde, ma con qualche sacchetto di zavorra che ancora ci tiene giu'. E da questo nasce un confronto e uno scambio costanti. Come due alpinisti sull'Everest dell'io che si danno corda e si aiutano ad ogni picco, roccia dopo roccia, per proseguire la scalata.

E' un ragazzo che merita. Sano, coraggioso, solare, spontaneo, determinato, sensibile, portatore sano di valori e ideali. E poi sa anche essere uno di quei cazzari infiniti che fanno girare il mondo. A volte raggiunge quasi i miei livelli. Mito!

La sua frase, finora, piu' bella e' stata: "A Siso, quando torneremo a casa c'avremo le palle talmente grosse che non so se ce le faranno passare come bagaglio a mano".

Io aggiungo, ora: "Soprattutto se continuamo a anna' in bianco cosi".

Cmq, per presentarlo nel modo migliore stavolta scelgo non le mie, ma le sue parole.

Dalla seconda lettera di Francesco a Patrizia Boglione (capoccia di McCann Roma):

'Coraggio'.
E' più che altro un incitamento. L'incitamento che ho fatto a me stesso per 5 mesi. 5 mesi ininterrotti di ricerca di un lavoro in Australia. 5 mesi che mi hanno visto inviare 284 curricula, fare 22 colloqui, lavorare 2 giorni come lavapiatti ed 1 mese e mezzo come sales representative e poi essere finalmente assunto come Account in una agenzia pubblicitaria di Sydney.

Ma guardando indietro, forse più che in questi 5 mesi ho dovuto ripetere più volte a me stesso Coraggio prima di partire. Quando la decisione era da prendere. Quando si trattava di licenziarsi e di mettere in pratica quello che per tanti anni ho inseguito solo a parole. Il desiderio di lavorare all'estero, di vedere se è vero che dall'altra parte è davvero meglio come "tutti" dicono. La voglia di capire come mai i francesi, gli inglesi e tanti altri mollano tutto e vanno a vivere per qualche anno in un altro paese. Sicuramente è un discorso di mentalità, ma credo - e dico credo, non ne sono ancora sicuro - che insito in questo vago concetto di mentalità ci sia una buona dose di coraggio.

E quindi con la convinzione che ci volesse un pò di esperienza alle spalle e una buona conoscenza dell'inglese - che fortunatamente possedevo - e con la speranza che una buona dose di coraggio mi aiutasse, mi sono licenziato da McCann Erickson. Secondo un perfetto clichè da b-movie ho comprato un biglietto di sola andata ed il 12 dicembre mi sono imbarcato per Sydney.

Dopo un primo mese di ambientamento e di vacanza comincia il conto alla rovescia. Il mio visto dura 12 mesi ed il mio obiettivo è quello di trovare un lavoro che mi consenta di avere la sponsorship, il visto che permette di lavorare in Australia fino a 4 anni. Un mese è già passato, quindi il conto alla rovescia parte da -11.

-11. Gennaio.

Revisione del curriculum secondo il modello australiano, invio delle prime candidature via e-mail, telefonate a raffica - in Australia devi essere insistente per dimostrarti motivato - e primi colloqui, anche grazie all'arrivo del "kit del piccolo candidato" (la valigia con gli abiti per i colloqui era stata infatti bloccata a Fiumicino perchè il mio bagaglio eccedeva i limiti di peso). Quindi armato di giacca, cravatta ed indefessa motivazione mi sono buttato in questa impresa mettendo a segno una serie di inevitabili figuracce...

-10. Febbraio.

Arrivano i primi riscontri, o meglio le prime batoste! Dopo diverse telefonate e colloqui sono cominciate ad arrivare risposte quali: "non hai esperienza sul mercato del lavoro australiano", "non hai un visto permanente", "cerchiamo qualcuno con più esperienza". Ed anche se non mi è stato mai detto apertamente, il mio inglese non madrelingua è stato un ulteriore limite. Probabilmente il maggiore visto che si trattava di lavorare in comunicazione, per giunta come account, un ruolo abbastanza delicato vista la responsabilità del contatto quotidiano con il cliente. Tant'è che infatti è stato scoraggiante scoprire che due ragazzi italiani (con un inglese al mio livello) hanno trovato lavoro in due agenzie pubblicitarie in poco più di due mesi. Ci ho infatti messo un po' a capire una cosa che in realtà è ovvia. Loro due sono stati assunti come strategic planner e copywriter ed anche se a loro è richiesto un buon inglese, il loro contributo maggiore è in termini di idee. Diversamente il mio inglese deve essere di un livello superiore, perchè il dialogo con il cliente deve essere assolutamente fluido. Devo capire istantaneamente le sue richieste ed avere una piena comprensione di tutte le sfumature linguistiche per poter presentare il lavoro dell'agenzia in modo convincente. Sì insomma quello che in italiano è già abbastanza complesso, figuriamoci in inglese...

E qui è necessario un altro piccolo inciso perchè, come già detto, nessuno ha mai fatto luce sulle "aree di miglioramento delle mie competenze linguistiche". Questo perchè gli australiani sono troppo positivi. So che sembra assurdo dire troppo positivi, ma è proprio così. Gli australiani sono capaci di raccontarti che hanno avuto un incidente d'auto, sono finiti in un fosso, la macchina è rotolata per 11 volte, non hanno perso coscienza e si sono goduti tutto il trauma in diretta, hanno avuto una gamba ed entrambe le braccia rotte...e dopo tutto ciò sono capaci di concludere dicendo: "But I am alright..." Come??? Sei vivo solo per miracolo e riesci a dire But I am alright!?! Ed il dolore, le urla, i fastidi, i mesi passati in ospedale e tutto il resto? No, qui non ci si lamenta, qui si va avanti senza piangersi troppo addosso. Ed anche questo per me è coraggio. E credeteci o no, questa è la storia che ho sentito veramente da un australiano.

-9. Marzo.

Quindi, in perfetto stile "aussie", alla fine di tutti i colloqui o nelle telefonate successive, i riscontri erano quasi sempre positivi. Per l'appunto gli australiani mantengono un atteggiamento positivo anche di fronte ad evidenze catastrofiche. A questo aggiungi il fatto che non vogliono mai scoraggiarti ed il risultato è che spesso uscivo dai colloqui carico di bei complimenti e speranze che puntualmente si frantumavano ad una settimana dall'incontro. Basta pensare che una volta alla fine del colloquio mi è stata mostrata l'agenzia, come a dire "questa è la tua nuova casa...!", mentre in altri colloqui mi hanno parlato come se già fossi parte del gruppo...
Insomma, marzo è stato dedicato a capire come mai a questi bei complimenti non seguiva mai un'offerta di lavoro.

-8. Aprile.

In aprile al martellante "coraggio" si è affiancato un altrettanto insistente: "Corriamo ai ripari!" Eh sì, perchè la situazione si era fatta critica sotto diversi punti di vista:
Morale? Praticamente montagne russe di emozioni. Passavo dall'entusiasmo di un colloquio ottenuto o appena fatto alla depressione di vedere che le offerte di lavoro non arrivavano mai.
Finanze? Caduta libera. I risparmi con cui ero partito cominciavano a scarseggiare dopo mesi di "full-time job hunting" che in termini di impegno era come un lavoro vero, ma che di fatto non rimpinguava di molto il mio conto!

Quindi il nuovo piano di attacco prevedeva:

1. Cercare un così detto casual job tanto per mantenermi e
2. nel frattempo continuare a cercare il lavoro serio.
3. Fare un corso in strategic planning per arricchire il c.v. e dare alle agenzie/aziende la garanzia che il mio inglese fosse pronto per il confronto professionale.

Quindi in attesa dell'inizio del corso ho cominciato a lavorare come Sales Representative per American Express...eh, sì sono stato uno di quei rompiscatole che sta all'aeroporto e molesta chiunque proponendo carte di credito! Li ho sempre detestati e mai mi sarei immaginato di fare questo lavoro, ma sicuramente era più coerente con il mio cv di quanto non lo fosse lavorare come cameriere...

-7. Maggio.

Ovvero la luce dopo il tunnel. Continua il lavoro all'aeroporto ed il contatto con i clienti mi permette di migliorare il mio inglese parlato. Le agenzie di recruitment, che qui sono moltissime e lavorano per lo più sul mercato del lavoro qualificato, mi hanno scarsamente preso in considerazione finora. Per loro è molto più facile proporre un australiano: nessun problema di visto e di esperienza locale, nessun dubbio sulla lingua. Ma finalmente un'agenzia di recruitment specializzata in advertising crede in me e mi propone per un colloquio con una piccola agenzia pubblicitaria che lavora sul conto Toyota (che in Australia rappresenta il primo marchio automobilistico). Il primo va bene (e stavolta non è solo un'impressione!) e così anche il secondo, con cui vengo assunto.

Risultato: contratto di 3 mesi di mesi di prova con la promessa di assunzione a tempo indeterminato e quindi sponsorship alla fine dei 3 mesi!

-6. Giugno.

Il managing director subito dopo la firma del contratto mi fa un bel discorsetto che su per giù suona così: "noi lavoriamo molto, ma siamo ben coscienti che non siamo qui per trovare una cura per il cancro. Non salviamo vite umane e questo ci consente di goderci il nostro lavoro e soprattutto non prenderci troppo sul serio..." Più che una frecciatina era un'arpionata ai tanti pubblicitari che si credono chissà quali guru...

Beh, lieto fine sembrerebbe. Sicuramente le cose ora vanno bene, mi sono stabilizzato nell'agenzia ed ho cominciato il corso in strategic planning. Ma la cosa più importante è che ringrazio me stesso per aver avuto il coraggio.

Lo stesso coraggio che trovo in questa terra. Una terra dura, difficile (in gran parte desertica, con problemi di grave siccità e distante da tutto). Una terra in cui la gente si rimbocca le maniche e senza lasciarsi intimorire da pressioni sociali o autocensure agisce con coraggio.

Lo stesso coraggio che trovi anche nella pubblicità di queste parti. Un esempio? Beh ovviamente per poter giudicare appieno se di coraggio si tratta ho scelto un caso vicino al settore che conosco meglio.

Guradate questo spot (firmato JWT) del Territory Turbo, un mid SUV di casa Ford:


Beh chiaro, no? Ci troviamo di fronte ad un SUV che ha un motore più potente dei competitor. Beh il vantaggio competitivo è rilevante e dovevano comunicarlo in modo diretto e forte. Per questo non si sono fermati al confronto con gli altri SUV, ma con una banalissima iperbole hanno affermato che il "Territory mangia auto sportive per colazione". E non stiamo parlando di macchine travestite da auto sportive, ma di icone sacre quali Ferrari, Maserati, Lamborghini e compagnia bella.

Esagerati? Sicuramente, era quello che volevano perchè il messaggio passasse.

Non fedeli alla realtà? Altrettanto sicuro. Ma sapevano che potevano contare sul buon senso del pubblico, capace di andare alla radice del messaggio. In australia il coltellino multiuso da usare in qualsiasi situazione di stallo è quello che loro chiamano "common sense".

Coraggiosi? Assolutamente coraggiosi. Perchè non si sono autocensurati, pur sapendo che tecnicamente stavano "mentendo". E soprattutto sapendo che sarebbero andati in corso a critiche, come quella apparsa su AdNews, il principale giornale di settore Australiano.

So che molti non saranno d'accordo. Ma non importa che la campagna sia stata smontata pezzo per pezzo. Ciò che per me è importante è vedere che in un mercato statico e "politico" come il mercato automotive, qualcuno sia ancora capace di sfidare i tecnicismi per far arrivare un messaggio forte e chiaro.

Con grande coraggio.

Un saluto

Francesco Solfrini

giovedì 26 luglio 2007

Dumpling Nights


Serate per cambiare il mondo
. O almeno il modo di fargli la pubblicità.

Così ho battezzato le sere in cui ci vediamo io e Solfrins. Di solito capita che le facciamo di giovedì (cazzo, ma in questo periodo di lavoro estremo mi sono accorto che sono uscito sempre di giovedì...). Ci andiamo a bere una cosa all'Argyle oppure, più volentieri capitano cene etniche, come al cinese a Victoria Street (Kings Cross). "Da Gigetto er dumplingaro". Un buchetto adorabile che prepara dumpling, questi soffici e scioglievoli fagottini di pasta sfoglia umida contenenti pepite di pesce o di carne che ne mangeresti all'infinito.

In queste serate io e Francesco parliamo.

Parliamo di Italia e di Australia, di Roma e di Sydney. Parliamo anche di pubblicità. Confrontiamo cosa unisce (poco) e cosa differenzia (tanto) queste due mentalità. Ci incazziamo con il modo di vivere italiano, ci incazziamo contro un sistema che ci ha spinto ad andare via per crescere serenamente.
Ci incazziamo con la pubblicità, e la vita in generale italiana, chiusa nei suoi pregiudizi, ruoli, atteggiamenti e rigidità. Lottiamo, analizziamo, scleriamo, speriamo. Eh si, speriamo di poter far qual cosa per cambiare un fottuto modo di vivere e di pensare che per ora ci tiene lontani da ciò che amiamo. E ci chiediamo perché. Perché? Perché bisogna andare fuori per vedere chiaramente ciò che non va nel nostro Paese? Che è meraviglioso, porca puttana! Perché un ragazzo che vuole dire la sua, che vuole investire su di sé, che vuole crescere senza compromessi, deve andarsene? Mi sto incazzando pure ora che scrivo! Certo, anche qui non sono tutte rose e fiori, ma è l'approccio al lavoro, al rispetto, all'esistenza stessa che è diverso. E non perché qui siamo fuori dal mondo, anzi, l'Australia è un paese che ha una coscienza globale e partecipe del pianeta come poche altre nazioni. Si mettono in discussione in continuazione, per migliorare i problemi interni ed internazionali, per sollevare le coscienze, per porre le tematiche in primo piano, senza bendarsi o far finta che vada tutto bene, "tanto a noi non ci tocca". Questi non dicono "tanto ammechemmefrega". Questi affrontano e si rimboccano le maniche. Questi non si lamentano ma fanno i fatti. E capiamo che un modo di vivere migliore forse esiste, se non altro sereno, pur facendo le stesse identiche cose che si fanno da noi. Solo che qui le fanno calmi, non stressati, e quindi le fanno meglio. Sono queste le serate in cui io e lui ci diamo coraggio. A non mollare, a completarci e a completare questa esperienza, breve o lunga che sia, prima di tornare. Sono queste le serate in cui vedo il barlume di una futura agenzia, fatta di gente che crede nel cambiamento, che crede nei sogni, che ha il coraggio di fare qualcosa e di migliorare, prima di tutto sé stesso. Sono queste le serate in cui ci facciamo forza, perché l'Italia ci manca, Roma ci manca. Gli amici, le famiglie, le strade, l'aria friccicarella, le persone che amiamo. Ma sono queste anche le serate in cui non perdiamo il coraggio di credere ancora in questo viaggio. E quante volte ci chiediamo dove ci porterà. Quante volte colmiamo le distanze e le paure con parole italiane e fatti australiani. Con la grande e unica speranza che un giorno tutto questo ci porterà a stare bene. Di nuovo, a casa.

Siamo sempre due amici al bar
che vorrebbero cambiare il mondo
destinati a qualche cosa in più
che a una donna (che non c'è) ed un impiego in pubblicità (che, per ora, c'è)

E si parla con profondità, di agenzie e di libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè
tiriamo fuori i nostri perché e ragioniamo sui però...

Siamo sempre due amici al bar
uno si è impiegato come account
l'altro invece fa il copriwater
mentre gli altri se ne stanno a casa...

E si parla in tutta onestà, di individui e solidarietà
tra un bicchier di vino ed un caffè
tiriamo fuori i nostri perché e proponiamo i nostri però...

Siamo sempre due amici al bar
a pensare di pubblicità
per poi fare roba per cambiar
un sistema che proprio non va

E si parla con tenacità, di speranze e possibilità
tra un bicchier di whisky ed un caffè
tiriamo fuori i nostri perché e proponiamo i nostri sarò...

Siam rimasti noi da soli al bar
gli altri sono tutti quanti a casa,
ma in Australia chissà com'è, ci sentiamo come ragazzini
Siam seduti qui dar cinese, con davanti due dumpling e due bei thè
e restiamo a chiacchierare, abbiam deciso di cambiare
tutto questo mondo che non va.

Siamo solo io e Solfrins al bar
che hanno voglia di cambiare il mondo?

E non ci troveremo so very far
a bere del thè al Sushi Bar
e forse noi ce la faremo sai
a fare qualcosa, e risolvere i guai.

mercoledì 25 luglio 2007

Anche un po' VIP




Qualche giovedì fa sono stato al Melt, un locale dove mi piace andare spesso il giovedì sera perché fanno della splendida musica 'jazz&funky' dal vivo. Il gruppo si chiama Darrel Jazz Band, ed è multienticamente composto da una varietà di elementi. Lui, Darrel, australiano, tastierista e cantante, è il leader. Poi c'è il bassista, argentino. Il chitarrista, americano. L'altro tastierista, sempre australiano. E il batterista, japponese, un fenomeno con le bacchette (mi sono chiesto se usasse i chopsticks del sushi per suonare...). E' un piacere ascoltarli. Ogni componente influenza i motivi, improvvisati, con le sue sonorità d'origine, e il tutto si fonde e si alterna in modo divino. La particolarità è che poi chiunque vuole e sa suonare uno strumento può aggiungersi al gruppo a pezzo iniziato. Entra un chitarrista, un sassofonista, un clarinettista così, ad libitum, dal pubblico. Si porta lo strumento e si inserisce quando vuole. E la band lo asseconda e gli dà spazio. Ma quanto è bella sta cosa? Che condivisione di emozioni, che rispetto, che voglia di scambiare culture, musiche ed energie. E' frizzante l'atmosfera che si respira al Melt il giovedì sera. Dicevo, eravamo io e Kerassia, una simpaticissima, sensibile e deliziosa ragazza triestina che ho incontrato a Melbourne (la prima ragazza del segno dei pesci che mi è mai capitato di conoscere) al tempo del mio viaggio con Gianluca (esperienza così intensa che devo ancora scriverla). Ad un certo punto incontriamo un ragazzo, sui 30 anni inoltrati, un bell'uomo di colore, alto, fisicato, uguale a Carlton Meyers. Iniziamo a chiacchierare e dopo un po' viene fuori che è il proprietario di uno dei più famosi locali di Sydney, lo Zeta Bar. Si è intrattenuto con noi tutta la sera, una persona di una gentilezza estrema, che dato il suo status, non aveva alcun motivo di passare la serata con due guaglioncelli italiani. Ma non mi sono sorpreso, a Sydney questo è normale. Puoi conoscere in ogni momento persone, di qualsiasi livello e con qualsiasi ruolo, in un attimo. E questo proprio perché non ci sono né livelli né ruoli. Non è come da noi. Siamo tutte persone, prima di ogni altra connotazione sociale. Ti si presentano loro, ti sorridono. Se entri in un bar da solo, stai sicuro che nel tempo di neanche 5 minuti qualcuno si fa avanti, ti offre una birra e si mette a parlare con te. Questa città è socialmente e umanamente aperta alle relazioni. A conoscersi reciprocamente, anche se solo per una serata. Insomma, passato un bel giovedì musicale, il sabato dopo decidiamo curiosissimi di andare a vedere il locale di Robert (Carlton Meyers). Stavolta c'è anche il mitico Solfrins con noi. Arriviamo, un' atmosfera da video 'Made in Usa' del rapper 50cent. Macchine impossibili, tutti sti manichini che salutavano Robert, belle donne a non finire, abiti generosi, profumi, acconciature, un tripudio della moda e della gnocca. Non che questo tipo di ambiente mi piaccia, a dire il vero è il mio opposto, ma devo ammettere che la serata è stata mozzafiato, non solo per le belle donne. Robert ci fa entrare senza sborsare un soldo, e saltando la figa..ehm...sorry, la fila. Arriviamo al roof dell'hotel Hilton e si apre davanti a noi il locale. Sembrava di essere a New York. Un posto che attraente è dir poco. La musica contribuiva a farci vedere il tutto in modo ancora più coinvolgente. Pareti di vetro, che si intersecano con legno e acciaio (è lo stile moderno delle architetture di Sydney). Soffitto totalmente a vetrata a cielo aperto. Percentuale di presenze: 300 modelle, 100 anime maschili. Eravamo circondati dalle scollature e dalle gambe. Kerassia (la nostra 'ciliegina') ad un certo punto se n'è uscita così: "Sono talmente belle che mi distraggono, faccio anche io fatica a non guardarle". E tutti ballavamo sotto la luce argentea della luna piena che squarciava le vetrate del soffitto. Come uscivi in terrazza, chiaramente vedevi Sydney dall'alto. Non da meno, non abbiamo neanche sborsato un dollaro per bere, eravamo "ospiti" del boss. Non credevamo ai nostri occhi per la bellezza, quasi finta e irreale, di ciò che stavamo vivendo. Che serata ragazzi. Indimenticabile. E' sembrato un sogno. Anzi, lo è stato. Il sabato dopo abbiamo pagato, ingresso e drinks. Anche se Robert è stato squisito e accogliente come al solito.
Il bello di Sydney è questo, conosci il boss di uno splendido locale, conosci un mondo ben al di là del tuo, e poi torni a casa contento dai tuoi piccoli e sporchi gremilins koreani. E il giorno dopo, sei un pubblicitario. E il giorno dopo ancora, non sai mai chi o cosa ti capiterà. Good on us.

Back again




Datemi un boccaio. Devo respirare. Sono appena tornato a casa e sono le 10 un'altra volta. Non so quant'è che sto tornando non prima delle 9. Quant'erano belli i tempi in cui uscivo da lavoro presto e andavo al mare. Mah, sara che è inverno (anche se ci sono 20 gradi), sarà che l'agenzia sta andando alla grande. Ma sono veramente stanco. Non c'è cliente su cui non lavoro, e l'impegno è duplicato dal pensare e scrivere in inglese. Penso in inglese, scrivo in inglese, vivo in Australia, mangio koreano, cinese, thai, indiano, praticamente di italiano mi è rimasto il nome, i ricordi e il blog. Non che tutto questo non mi stia dando stimoli e non mi stia facendo crescere, anzi il contrario. E' che sto dando veramente il massimo nel lavoro e mi piacerebbe anche svagarmi un po', solo che la sera arrivo talmente stanco che non riesco neanche a scrivere. Mangio, leggo e dormo. Il weekend vola, ed è già di nuovo lunedì. Per fortuna la vita australiana riesce a farmi essere comunque equilibrato, calmo e sereno, e per fortuna questo periodo intensissimo sembra avere adesso una piacevole flessione. Cmq, per riassumere, il lavoro (e parlo di lavoro perché è la mia principale occupazione, se non l'unica, in questo periodo) sta andando benissimo, le idee escono, l'agenzia và che è una bellezza guardarci.
Annoto qui ora i progetti e le campagne anche per ricordarle a me stesso e mettere un po' d'ordine: ammetto che ad un certo punto ho pensato che St. George invece di essere una banca fosse una sambuca. Dunque, parlando di me e Dave:

St. George - Sta uscendo la prossima campagna stampa, radio e ambient per il Bank Holiday. Un'idea innovativa e "controcorrente" (anzi, contocorrente) per una banca. Quando ho inciso il radio che ho scritto (che soddisfazione) sono stato per la prima volta in uno studio di registrazione australiano. Una roba curiosa: questo studio si trova sul molo di una della baie di Sydney. E' tutto vetri, soppalcato, e dà sul mare, con le barche. Dentro suono, fuori immagini. Emozionante, come lo è stato lavorare e dirigere doppiatori australiani. Ma ammetto che la General Jingles mi manca da impazzire (Antonelleeeeeeeeeeeeeeeeee!). Mi sa che in questi giorni le chiamo. Anche se con lo studio sul molo, la mitica energia e mattaggine della General Jingles non la batte nessuno. Radio a parte, sta campagna è pronta per uscire in città, il 6 agosto. Titolo "Town Criers".

Galliano Sambuca - Lo script "angelo e diavolo" è in approvazione dal cliente. E' uno spot che ci siamo davvero divertiti a pensare. Crossyfingers. It's fun being bad!

Country Energy - Stanno uscendo tutte le idee ambient pensate per la campagna "Bright Ideas", idee illuminanti per salvare energia e ambiente. Capra e cavoli. Insomma, i consigli intelligenti per fare ognuno del suo per il bene di tutti. Sono molto soddisfatto delle idee e del coraggio del cliente. Non vedo l'ora di vederle in giro, anche se adesso sarà solo su altre città, a Sydney usciranno più in là.

St. George di nuovo - In uscita la campagna, questa volta regolare e un po' boring, per i prodotti della banca. Nothing of what (niente di che...).

Poi, vediamo un po'...ah!

Nivea - Il cracker è ancora in stand-by, è in letargo, aspetta l'estate. Nel frattempo sta uscendo l'annuncio per la crema rassodante e abbronzante per le gambe. Qui abbiamo anche avuto un'idea ambient molto bella, ci piaceva, ma il klienten, che è teteschen, e capiscen pochen, non ce l'ha appoggiaten. E vabè, in saccoccia nel portfolien.

Country Energy Business - Brief da pazzi, difficile è dir poco. Campagna viral e stampa per i manager delle aziende, non per i consumatori. Dovevamo lanciare il reparto speciale di CE, ingegneri specializzati che aiutano le grandi industrie ad essere efficienti in termini di costi energetici e idrici. A finger in the ass, come dicono qui. Ne è uscita una campagna copy (con il provvidenziale supporto di Dave) che gioca su un bel concetto, senza essere ludica e mantenedo la serietà di un discorso fatto a dei manager che gestiscono soldoni.
Domani presentiamo.

SMH (Sydney Morning Herald) - Dopo un pitch durato 3 settimane, ci hanno comunicato oggi che......abbiamo vinto! L'agenzia farà la prossima campagna istituzionale totale, a tappeto, su tutti i mezzi possibili (compresi quelli pubblici) per il quotidiano d'eccellenza di Sydney.
Prevedo che dovrò godermi bene questi giorni che si prospettano di riposo, sarà un lavoro immane day by day. Ma sono contento. Dopo eBay, un altro bel clientone e un'altra bella soddisfazione.

Come se non bastasse, oggi ci hanno passato i brief per Nissan e Birds Eye (praticamente la nostra Findus). Che dire, sto con la testa immersa, per di più è sottosopra.

Spero che tutti questi sforzi e questo impegno siano ripagati. In tutto ciò infatti, in questi giorni dovrebbero comunicarmi l'estensione o meno del mio periodo. Se accadesse, sarebbero altri tre mesi che farei molto volentieri. Così potrei completare questa splendida esperienza al meglio e poi viaggiare un po' prima di tornare a casa (purtroppo il visto che ho mi permette di lavorare in questo paese per soli 6 mesi con lo stesso datore di lavoro). Oddio, potrebbero anche sponsorizzarmi e in questo modo garantirmi un visto temporaneo molto più lungo. Ma a quel punto si tratterebbe di una scelta di vita e in questo momento non mi sento assolutamente in grado di farla. La mia vita si sta sviluppando giorno per giorno, e l'idea di poter restare molto più a lungo, seppur per un'ulteriore crescita professionale, mi terrorizza al solo pensiero. Comporterebbe troppi fattori che dovrebbero combaciare. Non ci voglio nemmeno pensare. E poi poesse benissimo che a breve mi dicano "bene, è stato bello, se beccamo, ciao sisò, buon rientro". Il bello è che se accadesse, sarei comunque strasoddisfatto di me stesso.

Cmq, domani si torna sui banchi a sudare. Solo che sto sudando solo sui banchi! Ma una compagna di classe proprio niente, eh? Manco ci fosse il doposcuola. Niente. Ma tu studia, sisotto studia, che poi un domani lo vedrai che c'avrai. Che ve devo dì, aspettiamo.

lunedì 16 luglio 2007

Al momento sarei un po' busy, richiama quando sono completely on.

E' una ventina di giorni che sto lavorando praticamente su ogni cliente dell'agenzia. Che stress! Ma che dico, che bello! Ho la testa che schizza da un brief ad un altro in leggiadria. Farfalle cerebrali. Il cervello pulsa vitalità. Nel frattempo la vita prosegue sempre a ritmi sostenuti e divertiti, nel weekend. In questo periodo quando torno a casa la sera nei giorni lavorativi, o scattano i noodles, oppure mi cullo cucinandomi un po' di prelibatezze e di invezioni. Mi sento il Giovanni Soldini dei fornelli. Ieri, per esempio, ho fatto bocconcini di pollo in spezie italiane, saltati in note di paprika. I koreani hanno smesso de magnà il loro e si sono messi con me a mangiare questi "bocconchickens" (li ho chiamati cosi'). Poi dopo cena, dato che fuori è ancora un po' freschetto ma si sta bene, sono solito, n'è vero, mettermi in veranda a leggere Bill Bryson e il suo "Downunder". E' emozionante trovare nelle sue parole corrispondenze con luoghi, fatti, situazioni, persone che sto vivendo e incontrando. Ha ragione, l'Australia è davvero un paese interessante sotto innumerevoli punti di vista. Ma per quanto interessante sia anche la lettura, dopo tot pagine, mi abbiocco sistematicamente. Si', sono un po' busy al lavoro. Avrei tante storie e aneddoti da raccontare, ma aspetto nuove ispirazioni e un po' più di tempo a disposizione per trasformarli in immagini sulle pagine di questo mio diario (bella zio, sei un poeta...). Indi, rimando l'appuntamento con la scribata degli eventi a quando sarò completely on (per chi non ne fosse a conoscenza, la frase del titolo è deliberatamente tratta da un soggettone di milano che, quando ero ancora nella mia vecchia agenzia, rispose con quelle testuali parole ad una delle nostre account). Ma perché? Io mi chiedo perché? Perché far finta di saper usare l'inglese in contesti dove non c'entra una mazza? Perché esiste l'accountese come lingua? Perché la pubblicità in Italia non usa parole italiane? Oppure scegli, o tutto inglese, o tutto italiano. I truly non capisco why the pubblicità in Italy deve essere so complicated. Take it facile, ragazzi. Anyway, it's unuseful che insisto. Tanto only from abroad si possono understand i real problems del nostro sistema di communication. And this appena descritto it's only uno dei più superficial. Ma not meno degno di attention. Vabè, now I'm going back to leggere Bill Bryson, 'che è meglio!'. Like Puffo Foureyes è solito say.

martedì 10 luglio 2007

Sushi-to pazzo!

Standing ovation per il Sushi qui a Sydney. Che spettacolo! Ogni volta che lo mangio, in qualsiasi ristorante o takeaway lo prenda, e' buonissimo. Sushi excited! Sushi addicted! Non l'avrei mai immaginato. Non mi piaceva. A dire il vero mi faceva proprio schifo. A Roma lo mangiavo bene e volentieri solo da Zen, il ristorante japponese per le occasioni particolari, a Via degli Scipioni. Per il resto, zero. Qui invece ho imparato ad apprezzarlo settimanalmente. Anche perche' quando lo mangi a Roma sborsi mezzo stipendio, qui con 10 dollari ci pranzi abboffandoti e con 30 ceni al Sushi-bar fino a scoppiare. Facendomi due conti, lo mangero' due o tre volte la settimana. E' fresco, leggero, stuzzicante, brioso. E poi mi diverto troppo ad usare i chopsticks. Ste benedette bacchettine che mi fanno arrovellare. A volte le uso subito bene. Altre sono costretto a prendere i rolls con le mani perche' mi si sbrisola tutto. C'ho ste manine che funzionano solo quando gli pare. Cmq non c' e' un posto dove non abbia apprezzato questo piatto. Certo poi quando vado nei food courts, vario tra le differenti cucine che si offrono. I food courts non ci sono da noi. Sono delle aree, diffuse nei grandi centri commerciali, interamente dedicate alle piu' diverse cucine del mondo. Come tanti negozi, ti trovi di fronte ora al banco di cibo koreano, ora francese, ora italiano, e poi messicano, japponese, indiano, thailandese, vietnamita, oltre ai classici McDonald's, Hungry Jack's e Kentucky Fried Chicken. Quando capito nei food courts praticamente c'e' l'imbarazzo della scelta. Solo che certe volte, mosso dalla curiosita', ho preso cibi che mi hanno regalato anche l'imbarazzo di stomaco. Facevano cagare, a tutti gli effetti!
Bene, dopo un bel Sushi lunch, torno a lavoro.
Tra i 7 briefs su cui sono, adesso ho tra le mani delle bellissime gambe. Eh gia', Nivea "Goodbye Cellulite" e Nivea "Sunkissed Skin". Due prodotti che rendono le gambe delle signorine sode, bronzee e tornite. Perche' le belle gambe non vedono l'ora che sia estate (ma quante ne so...).
E io continuo a mangiare mandarini, cosi' magari mi viene l'idea per eliminare la buccia d'arancia! ;-) Belle cosciotte australiane!
E cmq, evviva il Sisushi.

P.S. (Post Sisottum as usual)
Poco fa invece in agenzia mi hanno fatto provare i noodles.
Spaghetti japponesi in salsa piccantissima.
Ho avuto le lacrime. Ancora mi piccano in bocca.
Sono morto. Ci vuole il risetto con un po' di pesce fresco.
Devo re-sushi-tare.

domenica 8 luglio 2007

Pesto e gamberetti

Ieri sera sono stato a cena a casa di alcuni ragazzi francesi che ho conosciuto qui.
Finalmente ho potuto esprimere la mia cucina italiana. E' stato un piacere. Adoro cucinare, specialmente quando le persone sono curiose e non sanno quale piatto li attende. Mi sono divertito. E, almeno per tempo della preparazione, mi sono sentito a casa. Sentivo i miei odori intorno, la cucina per incanto era quella di Perty. I gesti, gli stessi. La cura, l'attenzione, la voglia, la passione, la gioia di preparare qualcosa di buono per qualcuno (che non sia koreano...). Ho cucinato per questi ragazzi, ma dentro di me ho sentito forte la sensazione di stare cucinando per gli amici in Italia. E' stata una bella emozione. E' davvero strano come mi sto sentendo in questo periodo. Non so se e' solo nostalgia, ma tante, veramente tante cose, vuoi per coincidenza o meno, mi riportano con la mente via di qua. Basta l'odore di erba tagliata, ed ecco il parco davanti casa a Roma. Basta una caprese, ed ecco l'estate con gli amici in Sardegna. Basta l'odore di legna che arde, ed ecco, meravigliosa, la carne alla brace nel camino della maison nella piccola Parigi. Non lo faccio apposta, ma tanti impulsi, tante situazioni, tante piccoli "pulsanti", mi stanno collegando alle finestre cha affacciano sulla mia vita agli antipodi. Non avrei mai immaginato di parlare di "vita agli antipodi" riferendomi all'Italia. Ahahah, e' curioso.

Ma ecco il menu', semplice, che ho preparato ieri sera:

Entree: Spring downunder's
(Pane tostato in primavera di caprese alla sisotto).

Main Course: Conchiglie alla malandrina
(con pesto, gamberetti e pomodorini freschi)
.

Dopo cena sono tornato a casa.
Da stamattina presto stiamo lavorando domenicalmente per il pitch del Sydney Morning Herald. Si', siamo in finale nella gara per acquisire il cliente.
Un'ulteriore occasione per mostrare di che pasta e' fatto il sisotto.
Ma come di che pasta? Pesto e gamberetti!

venerdì 6 luglio 2007

E' gia' Natale!

Qui in Australia stiamo talmente avanti che e' gia' arrivato Natale.
Eh, oh! Il Natale quando arriva, arriva!
Ecco allora un consiglio, anticipato, per un regalo davvero speciale.

Please, look at the video.

http://www.youtube.com/watch?v=1dmVU08zVpA

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Mi manca condividere.
Tutto e' a meta'.

E mi manca il calore di un abbraccio. Un semplice abbraccio.
Di casa, di mamma, di papa', di chi mi vuole bene.

Ci sono giorni, come questi, in cui mi fermo a pensare. Alla strada che ho fatto, a quella che faro', a quando sara' l'ora di ritornare. Quanto e' dura "aspettare". Perche' in tanti momenti delle mie giornate, sono cosi' felice, oppure cosi' triste, che vorrei coinvolgere chi amo in tutto questo. E allora, domande. Domande. Quando? Quando? Quando mi sara' concesso di condividere di nuovo? Penso che qui sto bene. Questo posto mi ha dato il "bentornato" in me. Eppure sento di vivere una "vita parallela". Un'altra mia realta'. Divisa ma allo stesso tempo affiancata, alla mia vita in Italia. Non mi sento diviso in due, quello no. Sento di aver preso un binario parallelo, intimo, interiore. Come una strada costiera, panoramica, il lungomare dell'anima. Che procede affiancando, ma da molto piu' distante, la strada principale. La direzione e' la stessa, solo che questa stradina e' un po' piu' articolata, piu' varia, ricca di sfumature, ricca di soste per guardare il paesaggio, per fermarsi a pensare. E poi ripartire, e poi rifermarsi dove va'. A volte la percorro da solo. A piedi. A volte trovo un amico, a volte un passante. A volte un passaggio.
E proseguo. Qualche viaggiatore incontrato, rimane con me. Altri li incontro, poi se ne rivanno. E sono cmq incontri piacevoli, fanno compagnia, in questa passeggiata. I polmoni sono foreste, le vene sono fiumi, il cuore e' una montagna, le mani sono sensibili, gli occhi sono curiosi, i piedi fanno un po' male, la testa e' pensante, l'animo e' forte.
Ogni tanto confronto pareri e impressioni con altri viaggiatori nelle piazzole di scambio. Poi via, si riparte.
Si riparte guardando adesso con serenta' al passato, e con la stessa serenita' passeggio nel presente e guardo un po' piu' in la'. A volte, lo ammetto, cerco di alzare lo sguardo al di la' degli alberi, delle curve e delle colline. Cerco punti di altura su cui arrampicarmi per un momento e "guardare" dove mi sta portando questa via. Curioso, quasi giocando, provo a "spiare" il cammino che mi aspetta. Ma non lo voglio sapere del tutto. Lo faccio solo cosi', per cercare di avere un orientamento. E soprattutto, lo faccio per provare a capire, dove e fra quanto, incontrero' l'imbocco, per tornare a viaggiare sulla strada principale.

giovedì 5 luglio 2007

Ar-rapato!

Domenica scorsa mi viene l'idea di farmi i capelli da solo.
Decisione molto azzardata.
Sono andato da Giacomo, il mio amico marchigiano, che infatti chiamo MarchiGiacomo. Mi presta l'electric razor, a' machinetta piii capelli. Torno a casa, nel Bunker Koreanen! Mi spoglio, mi metto comodo, scelgo la lunghezza del taglio. 3 mm. Opero con maestria e sagacia tattica.
Finisco le manovalanze, lindo e pinto. Tolgo il supporto da 3 mm dalla macchinetta. Vado dai koreani a farmi dire se il taglio e' omogeneo. Stavano giocando alla Play. Ovviamente non mi hanno neanche visto, ma mi hanno semplicemente liquidato dicendomi che andava tutto bene. Mmmh, qualcosa mi ha suggerito che non dovevo fidarmi. Torno in bagno, toccandomi i capelli e cercando di capire, grazie ai miei sviluppatissimi sensori tattili, se c'e' qualche ciocca alla Mirko dei Bee-Hive ancora da tagliare. C'e'. Allora, ormai provetto, prendo la macchinetta con disinvoltura e vado spassionatamente a muovere il gesto sulla tonda nuca. Bravo coglione sisottoooo! Ma bravooooooo! Come e' facile immaginare, prima di radere non ho rimesso il supporto da 3 mm. Uguale, mi sono fatto una vasca da bagno scavata dietro la testa. Ma la vera umiliazione arriva adesso. Sento che il danno non e' dei piu' lievi. Mi faccio coraggio e chiedo a Jay, il mio compagno di stanza koreano, di dirmi cortesemente di che portata e' il solco.
Lui non risponde. Prende direttamente il cellulare e inizia a scattarmi foto. In tutto questo, ride come un pazzo. E coinvolge anche gli altri koreani. Che iniziano a ridere anche loro.
In quel momento, in cui avrei voluto avere un mitra tra le mani, ho realizzato che mi ero fatto il danno. Grazie, bery bery kind.
E cosi', for the first time in my life, ho adeguato tutta la capocchia allo sfregio. Il che vuol dire, che mi sono rapato a zero. Le foto di quel simpatico burlone di Jay possono testimoniare.
In pochi giorni mi sono gia' ricresciuti, devo ammettere che sono comodi, pratici e non mi stanno manco male. Me fanno piu' maschhhhchio.




Pensieri che mancano

E per la prima volta dopo piu' di tre mesi, oggi, spontaneamente non ho potuto arrestare i pensieri, che si sono proiettati come cavalli al galoppo nelle immagini immaginate di quando tornero'. Si oggi ho vissuto con la mente in Italia. Mi manca tutto. E ho pensato a come sara', o meglio, a come mi piacerebbe che fosse. Ho pensato agli abbracci, agli sguardi, al calore, alle cene, alle risate, al mega festone che vorrei fare a Perty. Avevo Fields of Gold nelle orecchie. Ho immaginato ogni scena, con ogni singola persona a cui tengo. Non so perche', e' tutto venuto da se'. Come uno sfogo. E' una pezza essere cosi' distante. Ma la sto governando bene. Prima le persone e le cose mi mancavano col pianto. Adesso quando ci penso, sorrido. E si accavallava ogni momento. I pensieri come onde. Sulle quali ho surfato. Nella memoria, nei sogni, nelle speranze, nei luoghi, negli odori, nei colori, nei sapori. Pensieri vissuti sulla pelle. Pensieri che mancano. Pensieri riempiti di immagini e parole. Pensieri che cercano calore. Pensieri al sole. Che non vedo l'ora di condividere.

Ma che cos'è quel nodo in gola
Che mi assale che cos'è
Sei qui con me
E questa assurda solitudine perché
Ma che cos'è se per gli aironi
Il volo è sempre libertà
Perché per noi
Invece c'è qualcosa dentro che non va
Che non va

Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia
Di una strada, di un amico, di un bar
Di un paese che sogna e che sbaglia
Ma se chiedi poi tutto ti da

Chissà perché si gira il mondo
Per capire un po' di più
Sempre di più, tu vai lontano
E perdi un po' di ciò che sei
E poi perché un'avventura
è bella solo per metà
Mentre si va, quel dolce tarlo
All'improvviso tornerà, tornerà

Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia
Di una strada, di un amico, di un bar
Di un paese che sogna e che sbaglia
Ma se chiedi poi tutto ti da

Nostalgia, nostalgia canaglia
Che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
E un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia

Di una strada, di un amico, di un bar
Di un paese che sogna e che sbaglia
Ma se chiedi poi tutto ti da.

E Romina? Al-Bagno!

Io porto le scarpe Chicco


Devi farne di strada, bimbo

se vuoi scoprire come è fatto il mondo
Con le tue scarpine Chicco, corri nel sole
giochi alla vita, che cresce
insieme a teeee
E se la sera ti fa un po' paura
trovi un amico, che a casa
t'accompagneraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

Scarpe Chicco. Per bimbi svegli!

Notte.

Notti calme, sogni belli
Filtrofiore Bonomelliiiiiiiiiiiiii...

Filtrofiore Bonomelli. Per quando ti togli le scarpe Chicco!

Ma Puzzola? O non Puzzola?
Con Ti-mo-do-re non puzzola più!

Timodore. Per quando te le rimetti! Sempre le scarpe Chicco!

Ecco, ora inaugurerei un contest sui jingle più assurdi delle pubblicità di quando eravamo piccoli. Via alla sfida! Chi trova il più trash, vince una Novelle Cousine!

Apri Novelle Cousine! (clap-clap) Scopri che cosa c'è! (clap-clap)

"Wow! Il frigo! Il lavello!"

Apri Novelle Cousine! (clap-clap) Ha qualche cosa in più! (clap-clap)

Novelle Cousine! Per quando ti fai le scarpette!
Sempre della Chicco!


Da Gig!